“Quella di ospitare pazienti affetti da Coronavirus nelle Rsa, le strutture che ospitano anziani, “è stata una proposta non un’imposizione. Era una scelta volontaria di chi gestisce le Rsa, se queste potevano avere un padiglione isolato completamente dal resto della struttura e del personale dedicato”. Lo ha spiegato il governatore lombardo, Attilio Fontana, parlando in collegamento a Mattino Cinque. “Nel pieno del caos abbiamo fatto questo richiesta anche perché queste strutture hanno delle mini assistenze, i collegamenti con l’ossigeno – ha aggiunto – quindi le strutture che hanno deciso di aderire hanno ricevuto questi malati. Noi come Regione abbiamo mandato delle linee guida molto precise proprio perché lì ci sono soggetti molto fragili”. Il problema dei contagi nelle case di riposo “è nato in tutte le Regioni d’Italia – ha concluso – basta che un parente o un dipendente si contagi e la situazione può degenerare, per questo abbiamo mandato linee guida precise”. Nella delibera regionale al centro delle polemiche si legge però che “occorre mettere a disposizione del Sistema Regionale posti letto”, si dispone una ricognizione nelle varie strutture, “l’anticipo delle dimissioni dei pazienti ricoverati presso le strutture sopraelencate (tra cui le Rsa) e si precisano le caratteristiche che tali strutture devono avere. Quanto ci sia di volontario lo stabilirà la magistratura.
Intanto le inchieste aperte dalla Procura di Milano sui casi di morti e contagi nelle case di riposo si concentrano, oltre che sui vari esposti e denunce presentati da familiari di vittime e da lavoratori, anche sui protocolli di sicurezza previsti nelle varie strutture e sui provvedimenti regionali in materia di emergenza sanitaria, come il “piano pandemico” della Regione Lombardia del 2009 o anche la delibera dell’8 marzo con cui il Pirellone chiedeva alle Rsa di accogliere pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali. Gli inquirenti dovranno effettuare anche verifiche sia sulle disposizioni regionali che sui protocolli interni delle singole Rsa. Al momento il lavoro d’indagine è documentale, anche perché è nella pratica impossibile fare attività esterne nelle sedi delle residenze.