Sala, chiudiamo i tabaccai. Solo un annuncio ma ecco le code

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Adesso anche le code per le sigarette. Tutto dopo che il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha detto di aver chiesto, insieme ad altri sindaci, la chiusura anche delle tabaccherie, tra i pochi esercizi commerciali autorizzati a restare aperti non solo per la vendita di sigarette ma anche perché erogatori di vari servizi molto utilizzati, dalle ricariche telefoniche al pagamento di bollette, bolli bollettini eccetera. Insomma sono delle succursali di uffici postali. E così ieri notte sono iniziate le code davanti ai distributori automatici, in questo caso di tabagisti terrorizzati all’idea di rimanere senza scorte. Code che in alcuni casi proseguono anche oggi e non solo a Milano. Eppure già da giorni nelle tabaccherie si entra scaglionati, spesso uno a uno, chi per le irrinunciabili sigarette, chi per ricaricare un cellulare o una carta prepagata e così via. Scaglionamento scattato anche per evitare assembramenti di chi gioca schedine o compra grattini. Attacca Sala il consigliere comunale milanese di Forza Italia Alessandro De Chirico: “Ieri mattina il sindaco di Aperitivopoli aveva polemizzato contro la politica degli annunci. “Basta demagogia – le parole di Sala -, le cose prima si fanno – afferma il consigliere – ineccepibile. Poi a sera, a negozi chiusi, il suo annuncio “Chiudiamo i tabaccai”. Incomprensibile virata del sindaco che a meno di 10 ore fa un annuncio shock al TG generando il panico tra quel 20% dei suoi concittadini che sono dipendenti dal fumo. Ieri sera code davanti ai distributori automatici, con rischi elevatissimi di contagio perché nessuno ha pensato di sanificare i tasti delle macchinette. Per quello che ho potuto vedere nei 3 tabaccai vicino a casa mia, la situazione non è migliore questa mattina. Cosa accadrà quando i tabaccai avranno finito le scorte di sigarette e le persone con problemi di tabagismo, stanchi di stare a casa, non sapranno più come sedare il nervosismo? Alla politica degli annunci, la risposta del sindaco Sala è la politica dell’assurdo. Alla fine di tutto i milanesi presenteranno il conto a chi non è stato minimamente in grado di affrontare l’emergenza”.

 

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