“Sento il dovere come imprenditore che ascolta tantissimi suoi colleghi, di imprese grandi e piccole, di lanciare un appello alla società civile e alle istituzioni italiane”. Così Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda, sull’emergenza Coronavirus. “L’emergenza sanitaria, il contenimento del virus e la messa a punto di tutto ciò che serve al personale sanitario e alle unità di terapia intensiva, vengono prima di ogni altra cosa – prosegue Bonomi –. Su questo, come imprese, collaboriamo col massimo impegno a tutti gli sforzi delle istituzioni per tutelare chi con noi coopera nelle aziende che non fermano la produzione, condividiamo le misure adottate dalle Autorità per rafforzare la produzione di attrezzature sanitarie e lo snellimento delle procedure per acquisirle e renderle operative nel Sistema Sanitario Italiano. Siamo consapevoli che le misure restrittive adottate in tutt’Italia hanno un forte impatto sulla vita quotidiana delle famiglie e, a nostra volta, chiediamo a tutti di rispettarle”. “Ma, al contempo, dobbiamo alzare lo sguardo oltre la grande sfida contro l’epidemia cui tutti siamo chiamati – sottolinea Bonomi –. Le conseguenze economiche della più rilevante interruzione dell’offerta ne dal secondo dopoguerra non sono e non saranno quelle di una crisi finanziaria come nel post 2008. Si profilano come potenzialmente molto più gravi, per l’Italia, per l’Europa e per il mondo globalizzato. Chiunque operi sui mercati non ha bisogno di aspettare le stime del primo e poi del secondo trimestre per immaginare quale sarà l’ordine di grandezza dei punti di PIL che perderemo in Italia e in Europa, oltre all’ulteriore frenata al commercio e al PIL mondiale che già rallentavano fortemente per effetto delle guerre sui dazi”.
“Siamo tutti chiamati ad affrontare effetti e conseguenze economiche e sociali che fino all’altro ieri erano inimmaginabili. E l’Italia, proprio in quanto Paese occidentale investito per primo dal contagio e con un enorme debito pubblico, figlio di anni di scelte sbagliate, queste ferite rischia di subirle con maggior intensità”. “Dobbiamo essere pronti – prosegue Carlo Bonomi –, e come imprese intendiamo per prime mettere a disposizione tutte le nostre competenze e tutta la nostra passione, a iniziare fin da subito un confronto con le istituzioni a ogni livello e con tutte le forze sociali e del terzo settore, per immaginare adesso e insieme l’enorme quantità di scelte e misure che ci attendono per contenere il più possibile le enormi perdite in arrivo, e per perseguire in maniera credibile la ripresa il più rapidamente possibile”.
“Serve una grande cooperazione pubblico-privato, analoga a quella che ha fatto reggere l’Italia ai colpi durissimi del secondo conflitto mondiale, del terrorismo, dell’inflazione, del rischio di insolvibilità che ci portò alla crisi del 2011. E che al contempo grazie alla forza del sistema produttivo italiano ci aveva portato alla sia pur modesta ripresa 2015-2017 e al record delle esportazioni italiane”. “Questa cooperazione sta funzionando sull’emergenza sanitaria. Ma bisogna immediatamente estenderla a tutta l’economia italiana. Finora, si sono succeduti decreti Legge ispirati alle primarie emergenze. Ma da subito occorre correggere quanto già nel decreto “Cura-Italia” appare inadeguato. Accanto a molte misure apprezzabili, le procedure della nuova cassa integrazione anti-COVID sono troppo farraginose ed escludono l’immediato anticipo bancario. È ingiusta l’asimmetria nel sostegno al reddito tra dipendenti e autonomi. Non ha senso immaginare dilazioni così brevi dei pagamenti di imposte e contribuiti. Di fatto, il rinvio dei termini di pagamento per la stragrande maggioranza delle imprese è praticamente nullo. Occorre urgentemente intervenire anche a favore delle aziende con più di 2 milioni di fatturato che costituiscono la colonna portante della nostra economia. Inoltre, per le imprese oltre i 250 addetti, non ammesse al fondo garanzia PMI, immaginare che il sostegno alla liquidità sia garantito da 500 milioni tramite la Cassa Depositi e Prestiti è un ordine di grandezza poco più che simbolico. Tutto si può adeguare e correggere con nuovi interventi immediati, ed è questo innanzitutto ciò che chiediamo senza polemiche”.
“Ma bisogna subito, insieme, mettere a fuoco alcune priorità che segnino poi la strada da seguire per mesi e mesi – continua Bonomi –. Non c’è sostegno al reddito che valga se non tuteliamo la produzione, la manifattura e l’offerta di servizi, non solo con misure a tempo a favore delle filiere oggi più colpite come ristorazione turismo e trasporti. Se non concepiamo una strategia di Paese di lungo termine e con una visione internazionale, la logica conseguenza sarà un aumento dei fallimenti, del tasso di disoccupazione con pericolose ricadute sulla coesione sociale. Le misure vanno adottate con un confronto delle parti e tenendo conto delle conseguenze, basta interventi figli di contrattazioni politiche riservate e appresi solo leggendo testi che arrivano a scelte fatte. Non bisogna mai dimenticare le condizioni di rischio nell’accesso ai mercati che gravano sull’Italia per il suo debito pubblico. Per questo la nuova condizione di responsabilità e consapevolezza che si diffonde nei governi di Germania e Francia, le nuove misure finalmente annunciate ieri sera dalla Banca Centrale Europea, vanno incalzate dall’Italia con proposte non solo innovative, ma responsabili. Innovative nel ricorso a eurobond anti-crisi e nel riorientamento e potenziamento dei Fondi Europei. Ma anche responsabili, perché riusciremo a ottenere di più se l’Italia saprà avanzare proposte straordinarie di utilizzo anche del Fondo Salva-Stati, in un quado credibile di impegni pluriennali di rilancio della produttività e di contenimento di ogni deficit che non sia momentaneamente dovuto alla crisi”.
“Ci auguriamo che istituzioni e società civile condividano e arricchiscano lo spirito che ci induce a questo appello. Questo è il tempo innanzitutto di dare senza aspettare di ricevere – conclude Bonomi –. Lo sanno bene le imprese, che da sempre rappresentano una rete di vitale importanza per la società e il territorio. Oggi serve coraggio per vincere la paura, grande senso di responsabilità e collaborazione. Il futuro che vogliamo parte da noi. Anche per questo le imprese non vogliono e non possono fermarsi”.