Questo coronavirus è stato la cartina di tornasole di quello che siamo noi, di quello che sono i politici, di quello che sono i nostri esperti e di quello che sono i giornalisti. Partiamo da noi, popolo italiano. Ci siamo stufati di limitare la nostra socialità nel giro di 5 giorni. Meno della durata media di una influenza. Non oso immaginarmi ci fosse una guerra che cosa faremmo. E’ proprio vero che la nostra resistenza è al livello del ridicolo, e forse sotto. I politici. Tutti continuano a dire di voler parlare con una voce unica e poi il premier litiga con il governatore che viene attaccato per una mascherina che secondo il ministro avrebbe dovuto mettere e secondo il segretario del Pd forse no. Il segretario della Lega litiga con il premier e il parlamento nel frattempo discute di intercettazioni mentre le Borse crollano e amen. Nessuno ha smesso di fare quel che fa per un secondo: casino. Chiacchiericcio. Chiasso. Passiamo agli esperti: non sono riusciti a dare una interpretazione univoca di nulla, Burioni litiga con la direttrice del Sacco, poi le chiede scusa ed entrambi hanno già alle stampe un libro sul Coronavirus e le fake news. Perché poi alla fine tutto sto casino è ovviamente colpa dei giornalisti. I quali, a dirla tutta, acriticamente pubblicano tutto. Ogni cosa. Come se – e quanta nostalgia abbiamo di quel Burioni – la scienza fosse una arena democratica dove ognuno dice la sua e vince chi urla più forte.
Alla fine la cosa più intelligente l’ha scritta Alex Fracassi, che è un imprenditore con i controcazzi. “Secondo me, ci sono solo due posizioni, entrambe ragionevoli, ma opposte.
1) Il Coronavirus è poco più pericoloso di una normale influenza. Il costo sociale ed economico del tentarne il contenimento è molto più alto del rischio salute. Al di là delle normali attenzioni igieniche, dovremmo smetterla con tutte queste misure e questo allarmismo harakiri. Tra l’altro con la bella stagione il problema si risolverà da solo (come per l’influenza)
2) Il Coronavirus è di una pericolosità di un ordine di grandezza diverso e superiore. Richiede ospedalizzazione nel 15-20% dei casi, cure intensive nel 5%, e mortalità attorno al 3%. Tassi di mortalità significativi (15%+) per gli ultrasettantenni e in caso di comorbosità cardiovascolare e/o respiratoria. Dobbiamo prendere delle misure di contenimento anche draconiane perchè il costo sociale di questa epidemia sarebbe insostenibile in caso di contagio diffuso (decine di migliaia di morti in Italia)”.
E conclude: “Io francamente credo che si debba fare una scelta (anche la 1) e seguirla fino in fondo. Essere ondivaghi e litigare in maniera strumentale serve solo ad aumentare il panico, diminuire la fiducia ed aumentare i danni, qualsiasi sia la posizione giusta”. Non avrei saputo dirlo meglio.