La scuola e i bimbi dalla Cina a casa. Storia di ordinario caos politico

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

A me piacerebbe che sulle cose importanti, specie quelle mediche, la politica avesse una sola voce. La salute è troppo importante. Si può scherzare su tutto, si può dibattere di tutto. Ma sulla salute non si scherza. Non sono dei sondaggi, dove ognuno spara una cazzata e morta là. Che cosa è successo l’altro giorno? L’altro giorno è successo che i governatori leghisti del Nord, Attilio Fontana e Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, hanno deciso di chiedere al Ministero di non far frequentare le scuole a chi rientra dalla Cina. Una sorta di isolamento per i bambini. Che cosa succede? Succede che una serie di autorità del mondo sanitario dicono, più o meno, che la mossa di Fontana e Zaia è inutile. La politica poi ci mette il carico: si tratta di discriminazione. Allora uno si aspetta che gli esperti dicano: sì, è una cavolata oppure no, non è una cavolata. Un po’ come sui vaccini. Non esiste libertà di pensiero e di buon senso. Esiste un obbligo. Se serve, si fa. E stop. La democrazia non è propria della medicina. L’uno vale uno, in questo caso vale zero, proprio come gli antivaccinisti (ma questo è un altro discorso). Dunque, ci si aspetterebbe che il governo prendesse una decisione univoca. Ovvero: cari Zaia e Fontana, siete dei cretini. Oppure: cari Zaia e Fontana, avete delle ragioni e i cretini siamo noi che non abbiamo messo in isolamento dalla scuola anche i bambini. Invece il ministero che cosa fa? Dice genericamente che se i genitori scelgono di lasciare a casa i bambini da scuola, questi non verranno contati come giorni di assenza. In pratica, la butta sull’educativo. Come se non ci fosse un problema medico, ma scolastico. Fate un po’ come vi pare, fate un po’ come volete. Ma è possibile andare avanti così? Ma che credibilità si vuole che si abbia della politica, se quando questa si deve rimettere agli esperti, decide di non decidere. Alla fine il messaggio che passa è che davvero uno vale uno, e tutti valgono zero. Il che non è affatto un bene.

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