Il clima recessivo provocato dall’emergenza coronavirus si estende dai mercati finanziari a quelli delle materie prime fino al commercio reale, mettendo a rischio l’export dei prodotti dell’agroalimentare lombardo verso la Cina, che nel 2019 ha raggiunto un valore di oltre 60 milioni di euro. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relativi ai primi 9 mesi del 2019. I vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio – sottolinea la Coldiretti – si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali. A pesare – precisa la Coldiretti – sono anche i limiti agli spostamenti interni dei cittadini cinesi che cambiano le abitudini di consumo soprattutto fuori casa. Una situazione che impatta anche sull’export del Made in Italy agroalimentare nel suo complesso. A livello nazionale, secondo un’analisi Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2019, a rischio ci sono 460 milioni di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Cina. A pagare un conto salato rischia di essere in particolare il vino, che è il prodotto tricolore più esportato nel gigante asiatico, per un valore stimato dalla Coldiretti in 140 milioni di euro nel 2019. La Cina – sottolinea la Coldiretti – per effetto di una crescita ininterrotta della domanda è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi. A livello lombardo, il vino pesa per circa il 21% sul totale delle esportazioni agroalimentari nel Paese del Dragone, per un valore stimato nel 2019 di 14 milioni di euro. Intanto iniziano a piangere anche gli albergatori. “L’impatto sarà importante, a febbraio, con i voli chiusi, avremo presenze cinesi pari a zero”Lo dice Alessandro Nucara direttore generale Federalberghi su Radio 24.“Ogni anno ci sono 5 milioni e 300mila presenze cinesi in Italia. Quest’anno saremmo arrivati a 6 milioni di notti dormite in alberghi. Questo blocco determinerà una frenata, le presenze di febbraio previste erano 400mila circa, avremo numeri pari a zero – aggiunge Nucara – “Ci sono turisti cinesi che spendono fino a 2000 euro al giorno, c’è tutta la componente importante dello shopping, i cinesi in Italia vengono per comprare italiano”.