Coronavirus, tra allarme e buon senso. E a Milano è scattata la psicosi

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Su questa cosa del Corona virus inizialmente abbiamo scherzato. Sarà per quel nome, che ricorda la celebre birra messicana. E invece non c’è nulla da scherzare. Proprio niente. Il problema in questi casi è sempre quello della trasparenza contro il buon senso della gente. Sarebbe giusto dire la verità? Ovviamente sì. La verità è sempre giusta. Ma la gente ha il buon senso di capire? Io credo di no. A Milano, ci ha raccontato l’imprenditore cinese Francesco Wu, perfettamente integrato e perfettamente italiano, è scattata la psicosi. Nelle chat delle mamme (che sono uno dei motivi più grossi dei miei dubbi sul suffragio universale, peraltro), ci sono genitrici e genitori che chiedono se c’è un pericolo da parte di bimbi che magari in Cina non ci sono mai andati, figli di genitori che magari in Cina non tornano da 10 anni. Il consumo di sushi, che pure è cucina giapponese, è crollato. A Chinatown tutti con le mascherine. Ecco, tutto questo è successo malgrado non abbiano detto la verità. Malgrado l’effettiva portata del contagio probabilmente sia superiore a quella che ci hanno raccontato. Sono anni che abbiamo paura. Paura della Sars, paura dell’Ebola, paura del morbo della mucca pazza. Sono anni che leggiamo bufale sul web (e che le produciamo, pure, ovviamente). E sono anni che dovremmo andare avanti a vivere con tutte le cautele del caso, ma senza drammi. In fondo, di testa nostra possiamo fare poco: sono le autorità che hanno gli elementi per giudicare. E comunque ricordatevi che fa morir molta più gente lo smog, anche quello prodotto dalle auto in doppia fila delle mamme che portano a scuola i figli degli italiani.

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