Via Gola, associazioni chiedono Road Map

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“I gravi fatti accaduti la notte di Capodanno in via Gola e in via Pichi sono soltanto l’ultimo episodio di degrado e illegalità non più tollerabili. Nell’esprimere la nostra più totale solidarietà ai vigili del fuoco vittime di questo vile gesto, con altrettanta forza chiediamo che i responsabili siano individuati e perseguiti. Tuttavia, è fondamentale che questo episodio, pur grave, non nasconda le vere ragioni del degrado, dell’illegalità e dell’intensificarsi di fenomeni criminali: decenni di abbandono, assenza di presidio da parte delle istituzioni, mancanza di ogni forma di manutenzione ordinaria e straordinaria delle case”. Così in una nota Spazio Aperto Servizi, OCCUPIAMOci di VIA GOLA, Amapola, Bei Navigli – MuMi Ecomuseo Milano Sud, Fondazione Elio Quercioli, La Casa delle Artiste, La Grande Fabbrica delle Parole, organizzazioni sociali che a vario titolo operano nel quartiere e, sottolineano come, “al pari della stragrande maggioranza degli abitanti che subiscono in prima persona le conseguenze di tale situazione”. I presidi sociali attivi in via Gola, via Pichi e via Borsi chiedono, in particolare, alle istituzioni di “condividere un progetto complessivo di rigenerazione del quartiere consapevoli che questa potrà essere la soluzione efficace e duratura ai problemi che da troppo tempo impattano sulla vita delle persone. Si tratta di realtà sociali, culturali e di promozione sociale presenti da anni sul territorio che, attraverso la creazione di un presidio socioculturale, hanno sviluppato servizi e attività sociali, di animazione e promozione culturale, di cittadinanza attiva e protagonismo, di sensibilizzazione al miglioramento del quartiere e alla rigenerazione urbana. Molte le iniziative realizzate: dal servizio di custodia sociale e lo sviluppo del presidio sociale nella ex portineria di via Borsi 10 al servizio di doposcuola attivato nello stesso luogo e in ex Fornace, dal cinema nei cortili alle feste di quartiere”.
Le organizzazioni sociali “hanno scelto di guardare allo sviluppo dell’intero quartiere, lavorando in rete ad un percorso di promozione della riqualificazione del territorio che non può e non vuole prescindere dall’interlocuzione con le istituzioni alle quali si continua a ribadire – come chiesto in decine di incontri e assemblee da centinaia di abitanti delle case Aler e da residenti del quartiere – la necessità di un progetto di riqualificazione ragionevole e sostenibile, in grado di preservare la natura pubblica degli immobili e la destinazione di edilizia sociale/popolare. Un progetto capace di contrastare ogni fenomeno criminale e al contempo di valorizzare le importanti risorse sociali come opportunità di promuovere uno sviluppo delle forme di collaborazione e compartecipazione degli abitanti, nella logica di contribuire ciascuno e insieme a migliorare la convivenza e la qualità della vita.
In concreto, quello che chiediamo è la condivisione di una road map che preveda: innanzitutto la sottoscrizione di un protocollo tra istituzioni e organizzazioni sociali nel quale sancire i reciproci impegni per la rigenerazione del quartiere di edilizia pubblica di via Gola, via Pichi e via Borsi; poi la progettazione degli interventi di manutenzione straordinaria e delle azioni di accompagnamento alla riqualificazione delle case e degli spazi comuni con la collaborazione dei cittadini e dei presidi sociali del quartiere; la realizzazione della riqualificazione del quartiere, garantendo informazione e accountability su modi, tempi e impatti dei cantieri; infine l’avvio della gestione del nuovo quartiere in condizione di mix sociale e abitativo e la promozione di nuove attività culturali e sociali.
Da tempo registriamo con favore i segnali di disponibilità al dialogo che provengono dalle istituzioni. Allo stesso modo leggiamo con apprezzamento dichiarazioni che prospettano soluzioni economiche pubbliche a sostegno della riqualificazione. Pensiamo però che il tempo, per chi vive in via Gola, in via Pichi e in via Borsi non sia una variabile indipendente. È venuto il momento, finalmente, perché qualcosa di concreto si realizzi.
Come residenti, operatori economici e rappresentanti dei presidi sociali e culturali, siamo pronti a sostenere l’iniziativa che abbia come oggetto la riqualificazione complessiva del quartiere, nel rispetto dei diritti delle persone che lo vivono. Occorre però superare i generici impegni, spesso smentiti dai fatti ed avviare una fase nuova. Ne va della qualità della vita di tanti cittadini milanesi, ma anche della credibilità di istituzioni che, a vario titolo, ne hanno la responsabilità del governo”.

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