Come ogni anno, puntuale all’entrata in vigore dell’orario invernale, Legambiente lancia la campagna Pendolaria, la fotografia sullo stato dei servizi offerti ai pendolari, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza e l’urgenza di migliorare il trasporto pubblico su ferro attraverso l’analisi dello stato delle linee ferroviarie italiane, prendendo in esame il periodo 2010-2017. Dal dossier si evince che il sistema ferroviario lombardo è sicuramente molto sviluppato rispetto al resto d’Italia, ma ancora oggi deve risolvere problemi decennali: il 53% delle linee è a binario unico, molte linee non sono elettrificate e le motrici viaggiano a diesel ed infine ad un costante aumento dei passeggeri non corrispondono un miglioramento della qualità del trasporto e del servizio. Un dato positivo è la riduzione dell’età dei treni in circolazione, con una media si 16,3 anni e il 46% dei 473 convogli circolanti in regione ha più di 15 anni, grazie ad una progressiva dismissione di quelli più vecchi e l’introduzione di nuovi mezzi. A gennaio, infatti, arriveranno i primi nuovi treni di Trenord, ne sono previsti 180 con 1 miliardo e 600 mila euro d’investimento,continuano a circolare convogli di oltre 30 anni di servizio, con punte di 45.
Per quanto riguarda i tagli ai servizi, la Lombardia non ha operato una sforbiciata alle tratte previste sul territorio, come invece avvenuto in altre regioni, a fronte però di un aumento tariffario del 30,3%e di una riduzione di risorse a Milano sul trasporto pubblico locale per 3,6 milioni nel 2020oltre al contributo straordinario di 6milioni e 600mila. «Per aumentare il numero di treni in circolazione servono risorse e nuove politiche da parte della Regione, a cui, ricordiamolo, è stata trasferita la responsabilità in materia di treni locali dal 2000 – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia– Non basterà avere nuovi convogli se la manutenzione delle linee sulle quali viaggiano non è all’altezza del servizio che oggi viene richiesto dai tanti utenti che vogliono lasciare a casa l’auto e abbracciare uno stile di vita più sostenibile. Serve aumentare l’intermodalità, ma per farlo, occorre un sistema flessibile con l’integrazione di mezzi che sempre più abbiano la priorità rispetto al traffico privato. Solo così la richiesta sempre crescente dei pendolari potrà essere soddisfatta. In caso contrario sono solo chiacchiere di amministratori poco coraggiosi».
Ogni anno il dossier elegge le 10 tratte peggiori d’Italia. Nel 2018 era stata indicata come peggiore la linea Brescia-Casalmaggiore-