Colpivano prevalentemente i parcheggi di interscambio delle stazioni della metropolitana come San Donato e Cascina Gobba. Qui, dopo aver individuato le vetture di loro interesse (Wolkswagen modello T-Cross e T-Rock, soprattutto), le portavano in una capannone industriale di Misinto (Mb), dove venivano poi smontate e i pezzi di ricambio inviati in Polonia per essere venduti sul mercato dei ricambi illegali.
L’operazione della Polizia Stradale Dabol-iu ha portato, lo scorso giovedì mattina, all’arresto di una banda composta da cinque malfattori capaci di mettere a segno, secondo le indagini, almeno 29 furti d’auto. A rubare le macchine erano, in particolare, due fratelli italiani di 68 e 63 anni, residenti in provincia di Bergamo e Milano. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza Atm li hanno ripresi mentre entravano all’interno del parcheggio a bordo di una Fiat Panda beige e poi spaccavano uno dei deflettori posteriori. Il passo successivo era quello di aprire il vano motore della vettura per sostituire la centralina del motore rendendo così più facile l’accensione. Le macchine rubate venivano poi “schermate” grazie a un disturbatore di frequenze jammer e lasciate in sosta qualche giorno presso il parcheggio di un condominio di Segrate.
Era proprio qui che entravano in azione gli altri membri della banda: due cittadini marocchini di 30 e 41 anni, insieme a un polacco 62enne. A loro spettava il compito di recuperare la refurtiva in sosta, spostarla, occultata a bordo di un furgone bianco, fino al capannone in via dei Guasti a Misinto e poi smembrare le auto per spedire separatamente i pezzi utili (parti meccaniche, motore e sedili) verso i mercati in Europa dell’est. Il telaio, invece, veniva successivamente distrutto nel Milanese.
Quando gli agenti della polizia hanno fatto irruzione a Misinto, oltre a quattro vetture sottratte di recente, hanno rinvenuto pezzi d’auto riconducibili ad almeno 29 episodi di furto. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche 1500 euro in contanti, sebbene il giro d’affari di questo business illegale sia difficile da quantificare: il valore delle automobili rubate, secondo gli inquirenti, si aggira intorno al milione di euro.
I due fratelli italiani sono stati arrestati per il reato di furto aggravato in concorso, mentre i restanti membri della banda dovranno rispondere di ricettazione. Attualmente tutti i componenti del gruppo si trovano in carcere, tranne il marocchino 41enne che si trova ai domiciliari a causa anche di un malore avuto durante l’arresto.