Gli inquirenti sospettano che ci siano altre altre somme di denaro che Lara Comi avrebbe incassato in modo illecito durante un periodo del suo mandato al Parlamento europeo.Stando a nuovi atti del filone della maxi inchiesta “mensa dei poveri”, i soldi le sarebbero stati consegnati da una persona che svolgeva il ruolo di “terzo erogatore”, incaricato di ricevere dall’Europarlamento gli stipendi mensili, anche da 3mila euro, da versare ai collaboratori dell’allora eurodeputata. Stando ad un’informativa della Gdf, però, il “terzo erogatore” in realtà avrebbe, pare tra il 2014 e il 2015, incassato lui stesso i compensi di un collaboratore, in particolare, dell’allora eurodeputata, intestandosi gli assegni, e poi avrebbe fatto avere i soldi in contanti a Comi e a suo padre (Comi avrebbe firmato quietanze nel ricevere le somme). L’ex eurodeputata di FI è finita ai domiciliari il 14 novembre scorso. Stando a quanto si è saputo, la persona che doveva svolgere il ruolo formale di ‘terzo erogatore’, ma che poi, in realtà, avrebbe girato in contanti parte dei compensi mensili dei collaboratori a Comi, è stata già ascoltata a verbale degli inquirenti e avrebbe anche consegnato alcuni documenti.