“Ricordare oggi Antonio Annarumma a 50 anni da quella tragedia credo sia un modo per restituire l’onore e il ringraziamento a chi in quegli anni ha pagato con la vita”. Così il capo della polizia di Stato Franco Gabrielli sulla cerimonia di commemorazione per il 50esimo anniversario dalla morte di Annarumma presso la caserma a lui dedicata alla presenza del prefetto di Milano Renato Saccone, del questore Sergio Bracco, del sindaco di Milano Giuseppe Sala e dei familiari del poliziotto considerato la prima vittima degli anni di piombo. “Il filo di sangue dagli anni ’70 fino agli epigoni degli anni 2000 per noi inizia quel 19 novembre del 1969 – ha continuato il capo della polizia -. Fu una scia di sangue durante la quale ci furono centinaia di morti dove le forze di polizia pagarono un prezzo altissimo e per noi non è indifferente che questa scia abbia avuto inizio con la morte di Antonio Annarumma e si sia conclusa nel marzo del 2003 con il sacrificio di Emanuele Petri”. Gabrielli, su quegli anni, ricorda la mancanza di “alcune letture che ancora oggi non hanno visto una verità processuale” e al tempo stesso l’attuazione di alcuni “comportamenti opachi e responsabilità delle autorità statali”. Ma, al di là delle eventuali polemiche che il capo della polizia di Stato ritiene sterili, le forze dell’ordine rivendicano “di esserci stati, di avere interpretato al meglio la fedeltà alla Repubblica, più e meglio di altri” essendo consapevoli che “non ci sono verità inequivoche”. “Rivendichiamo con forza che in quegli anni siamo sempre stati dalla parte giusta – ha concluso Gabrielli -, dalla parte della fedeltà alla Repubblica, del rispetto delle leggi e della salvaguardia della nostra democrazia”.