“Nonostante la giovane età, Lara Comi, ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire” quello che poi a tutti gli effetti si è rivelato un “pagamento di tangenti, una sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e un incameramento di finanziamenti illeciti”. Sono queste in sostanza le parole contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti domiciliari l’ex eurodeputata di FI. L’operazione – che ha visto anche gli arresti di Paolo Orrigoni, l’ad dei supermercati Tigros e di Giuseppe Zingale, dg di Afol Metropolitana – è nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio portò a 43 misure cautelari, tra cui quelle al consigliere comunale di Fi Pietro Tatarella, poi scarcerato, e quella per Nino Caianiello. Proprio le confessioni ai pm di Caianiello, ritenuto il burattinaio di tutto il sistema di illeciti, avrebbero confermato il quadro fraudolento intorno alla Comi.
“Ricordo un episodio che si è verificato tra la fine del 2018 e gli inizi del 2019 presso la casa dell’onorevole Gelmini a Milano, in particolare un incontro al quale partecipammo io, la Comi, Gelmini e Marco Bonometti, che conobbi in quell’occasione. In particolare la Comi voleva che io intercedessi in suo favore nei confronti della Gelmini per creare le condizioni di un sostegno in favore della sua candidatura. Allo stesso modo anche Bonometti nel corso di quella riunione si spese con la Gelmini in favore della Comi.”
Nello specifico la 36enne ex europarlamentare è coinvolta in tre vicende: due contratti di consulenza per cui avrebbe avuto un ritorno in denaro, un finanziamento illecito da 31mila euro dal presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti e un terzo episodio di truffa aggravata al Parlamento europeo per stipendiare un giornalista.