Oggi pomeriggio due azioni contro la guerra di Erdogan e in solidarietà al Rojava sono andate in scena contemporaneamente sotto ai consolati milanesi di Russia e Stati Uniti, per iniziativa del centro sociale “Il cantiere”.
“Abbiamo portato un assaggio dell’orrore che centinaia di migliaia di persone stanno vivendo nel nord est della Siria per colpa delle bombe turche, spesso di fabbricazione nostrana: una montagna di macerie, sporche di rosso sangue occupano l’ingresso delle sedi diplomatiche. Scarpe abbandonate sul selciato ricordano le decine di morti e feriti che già sono caduti per la sola colpa di abitare il territorio del Rojava” spiegano. “Abbiamo portato un simbolo della tragedia in corso, perché nessuno può fingere di non vedere, nessuno può sottrarsi alle proprie, pesantissime responsabilità. Ci dicono che “grazie” ad un accordo tra Turchia e Russia la guerra è finita. È una bugia. Proclamare la “fine dell’emergenza” iniziata con l’annuncio del ritiro U.S.A. serve soltanto a decretare la fine dell’attenzione globale sul Nord Est della Siria. Gli accordi stipulati in varie forme e a vario titolo tra USA, Turchia e Russia con il colpevole silenzio dell’Unione Europea prevedono che le potenze militari si spartiscano il controllo di territori e risorse al prezzo dello sterminio del popolo curdo e dei popoli che resistono. E’ urgente fermare il genocidio, combattere Isis e non il popolo curdo, difendere il Rojava, rifiutando il ricatto di Erdogan giocato sulla pelle di rifugiati e migranti, rivolto alla pancia xenofoba e ignorante della fortezza Europa”.