La lotta operaia è nella storia di questo Paese. Spesso con metodi duri, e con grandi sacrifici. Come scriveva Pratolini in Metello, forse uno dei romanzi più belli sull’operaismo, “il pane del povero è duro, e non è giusto dire che dove c’è poca roba c’è poco pensiero. Al contrario. Stare a questo mondo è una fatica, soprattutto saperci stare”. Forse ispirati da questi grandi e nobili ideali, la Confederazione Unitaria di Base (CUB) ha dichiarato lo sciopero generale di 24 ore per il 25 ottobre. Nobili le motivazioni e soprattutto le rivendicazioni. Leggiamole insieme. Prima di tutto: aumenti dei salari, delle pensioni e salario medio garantito ai disoccupati. Fin qui: ambizioso ma ci sta. Punto due: maggiore equità contributiva attraverso la riduzione delle aliquote fiscali su salari e pensioni, il recupero dell’evasione fiscale e la tassazione dei grandi patrimoni. Ci sta pure questo, pure Conte che è un moderato la mena da tempo su questo. Andiamo avanti, punto tre: lavoro per tutti attraverso la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Beh, ci sarebbe da ridire. Punto quattro: lotta alla precarietà, cancellazione del jobs act. Punto cinque: pensione a 60 anni o 35 anni di contributi. Viva gli anni settanta, insomma. Punto sei: elezioni delle rappresentanze sindacali libere. E dal punto sette ci si diverte: piano nazionale di risanamento dell’ambiente e del territorio. Punto otto: cancellazione dei due decreti Salvini. Punto nove: garanzia dei diritti alla salute, alla casa, all’istruzione e al lavoro in sicurezza. Punto dieci: lotta alle diseguaglianze salariali, sociali, economiche e di genere. Punto undici: ius soli, regolarizzazione degli immigrati. Punto dodici, e ultimo: ripudio della guerra e della vendita delle armi. Si sono scordati la lotta alla fame in Africa e poi c’era tutto. Certo che è ambizioso come programma, per fare tutto di venerdì 25 ottobre, non trovate?