Screening gratuiti, corse sportive e visite tra le opere d’arte patrimonio dell’ospedale: il Niguarda compie 80 anni – fu inaugurato il 10 ottobre 1939 – e li festeggia con una serie di iniziative rivolte ai cittadini, per sottolineare il legame che da sempre lega la sua storia a quella di Milano. Il programma è stato presentato questa mattina a Palazzo Lombardia in un incontro al quale sono intervenuti il direttore generale Marco Bosio, il presidente della Regione Attilio Fontana, il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera. Ad aprire le celebrazioni sarà “La festa di Niguarda” in programma il 28 settembre. Una durante si potranno fare ad esempio visite gratuite e partecipare all’Innovation running, la corsa amatoriale tra i viale dell’ospedale. In ottobre invece sono previste due giornate di screening medici per i cittadini, in piazza Città di Lombardia (15 ottobre) e in piazza San Carlo (29 ottobre), ed c’è anche un concorso letterario ‘L’insolito ospedale’ (scadenza il 31 ottobre) con tema le riflessioni e le esperienze che ruotano attorno a un luogo di vita e di cura come il Niguarda. Il grande evento conclusivo sarà invece al Teatro Dal Verme con la partecipazione di Simona Ventura.
Per festeggiare la ricorrenza è stata creata anche la pagina Facebook Niguarda80. Nato come ‘costola periferica’ del Policlinico di Milano, la costruzione del Niguarda si inseriva in un complesso di operazioni economico infrastrutturali che miravano alla trasformazione del volto della citta’ ed erano finalizzate a dotare la regione di una rete sanitaria efficiente, basata su strutture moderne ed efficienti. ‘L’Ospedale Maggiore Vecchio’, l’antichissimo e centralissimo Policlinico di Milano, ormai non era piu’ sufficiente alle necessita’ di una citta’ che andava espandendosi, con un enorme bacino industriale a nord. Dei 12.650 operai residenti nei comuni dell’hinterland di Milano censiti nel 1911, ben oltre 9.000 risiedevano tra Affori, Niguarda e il comune di Musocco. Il 13 luglio del 1932, quindi, l’ingegnere Giulio Marcovigi e il professore Enrico Ronzani, incaricati di ‘dar vita a questa utopia’ consegnarono il progetto del Niguarda, la cui pianta sembrava evocare nel suo schematismo l’immagine di un essere umano titanico, pronto all’azione. Poggiato solidamente sui due fabbricati dell’accettazione e del pronto soccorso, il ‘grande organismo’ aveva le due gambe costituite dai reparti chirurgici, il torace delimitato dalle medicine, gli arti superiori dalla pediatria e dall’ostetricia; la testa era rappresentata dai servizi generali e il cuore, al centro, dalla Chiesa. Un progetto ambizioso e innovativo, in quanto in Italia, forse per la prima volta, la classica struttura ospedaliera a padiglioni isolati e lontani venne coniugata con quella dell’ospedale monoblocco con sviluppo verticale tipica degli Stati Uniti.