Tra Milano e provincia ci sono 703 siti autorizzati per il trattamento rifiuti. Tra questi, 341 sono stati individuati come ad alto rischio. Al momento è emerso che sul totale degli finora impianti circa il 10% presenta irregolarità, un dato che sale al 25% circa nei siti ad alto rischio (finora è stato controllato il 35% di questi siti). Sono i primi risultati del “cruscotto emergenza rifiuti” attivato con il Piano di prevenzione incendi, in capo alla Città Metropolitana di Milano che si occupa del coordinamento tra i soggetti coinvolti, per il contrasto ai roghi nei siti di stoccaggio dei rifiuti. I numeri, gli interventi e le criticità sono stati presentati stamani in Prefettura. Tra queste ultime, c’è il tema capannoni e del loro possibile utilizzo come luoghi di stoccaggio illecito di rifiuti da eliminare successivamente con un incendio doloso. Il cosiddetto “rogo liberatore”. La mappatura realizzata incrociando i dati sui consumi elettrici con le informazioni in possesso di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate ha permesso così di individuarne 3800 “abbandonati”. Almeno in teoria, dal momento che per confermare questa situazione serviranno ulteriori accertamenti, un monitoraggio che gli enti contano di concludere entro fine anno; mentre per i controlli complessivi sui siti l’obiettivo è completare i sopralluoghi entro maggio 2020. L’azione di raccolta dei dati sul territorio si è avvalsa della partecipazione di diversi enti pubblici come Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia locale, Vigili del Fuoco e Arpa che dallo scorso maggio hanno cominciato le attività per i controlli straordinari. “Questo percorso cui abbiamo dato vita insieme nasce dall’esigenza di porre sotto controllo un mercato dal grande valore economico e viziato dagli interessi della criminalità organizzata”, ha commentato il prefetto Renato Saccone.