“Comprendo il disvalore dei miei comportamenti”. Sono le parole che Roberto Formigoni, ex Presidente di Regione Lombardia, ora detenuto nel carcere di Bollate ha rivolto in aula ai giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano. Udienza dove Formigoni ha chiesto tramite i suoi legali la detenzione domiciliare, avendo più di 70 anni, ma che il recente decreto “Spazzacorrotti” gli negherebbe. I difensori puntano a scardinare il divieto passando attraverso il principio di non retroattività della norma, ovvero che non potrebbe essere applicata poiché i fatti commessi da Formigoni sono precedenti all’entrata in vigore di tale norma penale. In aula Formigoni assicura di aver riflettuto molto in questi 5 mesi di carcere, aggiungendo che anche volendo non può contribuire a far rientrare i soldi frutto dei reati perché “povero”, ricordando che gli sono stati sequestrati o pignorati tutti i beni, compreso il vitalizio che gli versava la regione. Se i giudici accetteranno la richiesta, Formigoni ha chiesto, se possibile, di fare volontariato assistendo a persone disabili in un convento di suore. Entro lunedì la decisione del Tribunale.