La mia prima me la ricordo.
Ero al Manzoni, e c’era Chirac che stava per fare i test nucleari a Mururoa. Cantavamo in piazza “Chirac tuo padre aveva ragione, meglio una sega che un figlio coglione“. Eravamo dei lord, ma la piazza è questo.
Se devo essere onesto, non ho mai visto una protesta studentesca che sia una, dagli anni novanta in poi, che abbia avuto successo. Le proteste non fermarono le riforme prima di Berlinguer e poi di Gelmini. I cortei non hanno mai impensierito nessuno. Rompono le palle alla città, quello sì. Ma non è che si può ledere il diritto i nessuno a manifestare. Però dobbiamo dircelo, che questi cortei non servono a niente. Un po’ come le occupazioni nelle scuole. Si facevano giuste giuste tra Sant’Ambrogio e Natale, per fare d’un fiato tutte le feste. I professori rimanevano in aula professori a leggiucchiare, e noi facevamo nell’auletta occupata dei gran convegni sul Chiapas di cui francamente non ricordo l’utilità. E delle gran canne. Ora, a vedere i cortei sul clima, mi vengono in mente quelle cose. E spero di sbagliarmi, spero che qualcosa cambi davvero, questa volta. La speranza è l’ultima a morire, anche se spesso è vicinissima all’illusione.