Tangenti, i pm: Tatarella resti in carcere. Nuove accuse da un arrestato

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La misura cautelare del carcere per Pietro Tatarella – ex consigliere comunale milanese e candidato di Forza Italia alle europee, arrestato lo scorso 7 maggio assieme ad altre 27 persone – è essenziale poiché le indagini sul sistema di corruzione, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica sono ancora in corso”. A sostenerlo, nell’udienza di stamani, i pm di Milano Luigi Furno e Silvia Bonardi, secondo i quali un finanziamento da 25mila euro venne dichiarato da Tatarella, ma usato da un altro politico azzurro, il consigliere regionale Fabio Altitonante, finito ai domiciliari. L’accusa chiede insomma ai giudici che Tatarella resti in carcere. Intanto Matteo Di Pierro, braccio destro dell’imprenditore del settore ambiente Daniele D’Alfonso (considerato al centro del sistema corruttivo e di appalti pilotati), scarcerato ieri e ora ai domiciliari dopo la collaborazione con gli inquirenti, ha affermato davanti ai magistrati che l’ex consigliere comunale avrebbe svolto il ruolo di procacciatore d’affari per D’Alfonso. Tatarella, tra l’altro, secondo i pm, avrebbe indicato all’imprenditore “di volta in volta, i soggetti politici destinatari” delle mazzette e gli avrebbe assicurato “un ‘canale preferenziale’ con la pubblica amministrazione in vista della partecipazione a gare pubbliche”. Tatarella, tra l’altro, secondo i pm, avrebbe indicato all’imprenditore “i soggetti politici destinatari” delle mazzette e gli avrebbe assicurato “un canale preferenziale” con la pubblica amministrazione in vista della partecipazione a gare pubbliche”. I legali del politico hanno chiesto invece ai giudici che Tatarella torni in libertà e, in subordine, agli arresti domiciliari. Secondo la difesa, per quanto riguarda il finanziamento illecito, ci sarebbero soltanto “violazioni di tipo amministrativo”.  

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