Sale ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’apertura di Tuttofood di Milano. A far esplodere il falso, che ruba all’Italia trecentomila posti di lavoro, è stata paradossalmente la “fame” di Made In Italy all’estero con la proliferazione di imitazioni di basso costo ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come dimostra l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia. A preoccupare è ora – continuano Coldiretti e Filiera Italia – l’emergere di misure protezionistiche e la chiusura delle frontiere a partire dalla minaccia di Trump che mettere i dazi sui prodotti europei per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari. Nonostante il record fatto segnare nelle esportazioni agroalimentari che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi, oggi piu’ di due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi con il fenomeno del cosiddetto “italian sounding” che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia.