Dopo anni di distinguo rispetto alla Cgil, l’ex leader della Fiom, ora leader della Cgil, Maurizio Landini, invoca l’unità sindacale. La stessa unità sindacale che ai tempi non invocava affatto, accusando anzi, a più riprese, la Uil e la Cisl di essere di fatto servi del padrone o giù di là. Della Cisl, per esempio, i fan di Landini odiano Marco Bentivogli, che ha posizioni molto distanti dal loro sul lavoro. Però, il Landini, ieri distingueva, oggi vuole unire. Si nasce incendiari e si muore pompieri? Ma assolutamente no, il principio è diverso. Si nasce divisivi perché dalla divisione si trova legittimità. Poi, quando si è alla guida del tutto, si vuole l’unità per accrescere il potere acquisito. Peccato che non funzioni così, e peccato che i sindacati, giorno dopo giorno, anno dopo anno, abbiano perso il rapporto con la società e pure con la politica. Una volta avevano i propri esponenti nelle istituzioni. C’era una lotta sindacale per esempio per qualche partecipata regionale? Beh, il sindacato eleggeva anni fa due consiglieri, dopo uno, e ora nessuno. Quei consiglieri un tempo si facevano portatori di istanze. E perché oggi non elegge nessuno? Questo è un tema, e bisogna porselo. Non voglio peraltro sottovalutare l’importanza dei sindacati, che per me sono portatori sani di democrazia. Vorrei che funzionassero meglio, e con più coerenza. Ecco tutto.