Si chiamava Salvatore Ligresti. Ora ce ne è un altro: si chiama Manfredi Catella.
Sia ben chiaro: non si vuole accomunare in nessuna maniera il modo di procedere del primo con quello del secondo. Nè accostare le vicende, politiche e giudiziarie, del primo, con il modus operandi del secondo.
C’è però un punto che a me inizia a infastidire: questo voler glorificare a tutti i costi il capo di Coima. Che non è Gesù Cristo, e al quale soprattutto non interessa prima di tutto fare il bene della città, ma il bene della propria azienda. Legittimo. L’importante è rendersene conto e agire di conseguenza. Tenere il punto e il rigore anche nei suoi confronti e non lasciarsi andare in un lassismo celebrativo.
Oggi su Repubblica, dopo l’ennesima (e quasi scontata) conquista del Catella, il Catella stesso alla domanda “è vero che siete i padroni di Milano”, risponde: “No, non è vero, anzi. Siamo molto selettivi”. Cioè, Catella dice che non sono i padroni di Milano perché LORO scelgono di non partecipare a tutte le partite, e non perché Milano ha molti operatori e la città sceglie di volta in volta l’uno o l’altro.
Come si fa ad accettare una risposta così? Chi decide a Milano? Catella che se partecipa vince? O il Comune, che sceglie il meglio per i cittadini?