È stata diffusa oggi la relazione sui risultati dei campionamenti effettuati dai tecnici di Arpa Lombardia durante l’incendio divampato lo scorso 25 marzo nella discarica di Mariano Comense.
“Si tratta della rappresentazione completa dell’evoluzione dello stato dell’ambiente a seguito dell’evento, dalla quale emerge che l’impatto di questo incendio – se confrontato con altri casi simili avvenuti nel recente passato in Lombardia – può essere classificato tra quelli di rilevanza contenuta” comunica Arpa in una nota.
“Le concentrazioni delle diverse diossine (PCDD) e furani (PCDF), rilevate tramite il campionatore posizionato sull’edificio delmunicipio di Mariano, hanno toccato nelle prime fasi dell’incendio valori di 2.40 pgTEQ/m³ (picogrammi, espressi in termini di tossicità equivalente alla cosiddetta “diossina di Seveso”, per metrocubo), per poi scendere a 0.07 pgTEQ/m³ il giorno successivo e a 0.06 pgTEQ/m³ il terzo giorno. Si nota quindi che, grazie anche all’operato dei Vigili del Fuoco e alle condizioni atmosferiche favorevoli alla dispersione delle sostanze rilasciate dalla combustione, già dal secondo giorno i valori dei contaminanti atmosferici nell’abitato sono rientrati nei livelli normalmente registrati nella zona, nel medesimo periodo dell’anno. È importante ricordare che per i PCDD-DF non è previsto un limite di legge. Infatti, come riportato nelle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: non viene proposta una linea guida per la qualità dell’aria relativamente a diossine e furani, poiché l’esposizione per inalazione diretta costituisce solo una piccola proporzione dell’esposizione totale, generalmente inferiore al 5% di quanto l’uomo assume normalmente ogni giorno attraverso il cibo. Le concentrazioni nell’aria di 0.3 pgTEQ/m³, o più alte, sono indicative di una sorgente locale che necessita di essere individuata e controllata. Tale valore è indicato come riferimento non per gli effetti sanitari diretti da inalazione, ma al fine di evitare la dispersione prolungata di questi inquinanti nell’ambiente e da qui, nel tempo, all’uomo. Gli IPA, altri inquinanti monitorati per tutto il periodo emergenziale, non sono traccianti specifici delle combustioni di un incendio ma sono emessi da diverse sorgenti antropiche. Di conseguenza, le concentrazioni osservate nel centro di Mariano nel corso dell’evento (< 0.27 nanogrammi per metro cubo di benzo[a]pirene il 25 marzo, 0.89 ng/m³ il giorno successivo e 0.54 ng/m³ il terzo giorno) non possono essere attribuite esclusivamente all’incendio e in, in ogni caso, si sono attestate su valori in linea con le rilevazioni medie effettuate nella zona tra la stagione invernale e quella primaverile, come dimostra il confronto tra i valori rilevati dal campionatore e i dati provenienti dalla postazione fissa della rete di rilevamento della qualità dell’aria di Meda”.