Funziona più o meno così, nel mondo mitologico.
Un uomo, o donna, o ragazzino, compie un gesto eroico. Tipo quello di salvare i compagni da un pazzo attentatore. Viene esaltato e portato in trionfo. Medaglia, premio, e poi ognuno torna alla sua vita con un modello in più nella vita. In Italia, 2019, invece succede questo. Il ragazzino eroe diventano due, poi quattro. Il primo ragazzino eroe inizia a fare rivendicazioni politiche e ingaggia una polemica con il vicepremier. I ragazzini eroi bianchi vengono difesi, senza peraltro che ce ne sia bisogno, perché secondo una certa posizione politica sarebbero stati discriminati a favore dei ragazzini eroi neri. Intanto si attende che il primo ragazzino eroe nero venga messo in lista dal partito di opposizione. Il problema è che è troppo giovane, quindi si studia come fare a risolvere la questione. Un colpo di stato in stile militare oppure un grande girotondo che parta da Che Guevara e arrivi a Madre Teresa passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano. La vicenda è talmente appassionante che finisce sulle prime pagine dei giornali. Intanto la Germania è in recessione (e dunque ancor di più l’Italia), la Lombardia è prima per richieste di reddito di cittadinanza e quota 100, e a Milano si progetta di buttare giù San Siro.
Però tutti a parlare della cittadinanza a Rami, il primo ragazzino eroe. Vale sempre ricordare il detto: disgraziato il Paese che ha bisogno di eroi.
Figurarsi quello che non riesce manco più a trovarli.