Un volume di rifiuti da 37mila tonnellate sufficiente per riempire un intero campo da calcio fino a un’altezza di 5 metri. Queste le dimensioni del traffico di rifiuti che ha portato a emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 persone (8 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di dimora nel comune di residenza) responsabili, a vario titolo, di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Un traffico il cui valore è stimato superiore al milione di euro e che coinvolgeva, oltre il sito di via Chiasserini a Milano, dove lo scorso 14 ottobre si è sviluppato il vasto incendio da cui hanno preso avvio le indagini, anche altri tre siti a Lodi, Verona e Fossalta di Piave, in provincia di Venezia.
Secondo le indagini guidate dalla dott.ssa Dolci, procuratore aggiunto, gli indagati legati alla IPB Italia Srl, che aveva in gestione il sito di via Chiasserini, e ad altre società coinvolte, si occupavano principalmente di rifiuti provenienti dall’area campana che potevano garantire un guadagno di 130/170 euro a tonnellata. Secondo quanto accertato sui conti della società sarebbe transitato un guadagno di 1.086.000 euro, cifra che è stata oggetto di sequestro preventivo.
“Venenum” è il nome dato all’operazione della Squadra Mobile che ha stroncato il sodalizio criminale. La struttura dell’organizzazione, che comprendeva diverse società e al cui vertice era posto Aldo B., 56 anni, amministratore di fatto della IPB Italia Srl, tramite diversi intermediari si procurava rifiuti da aziende e comuni, principalmente dell’area campana, che poi venivano accumulati in capannoni affittati da società terze e prestanome, invece di essere regolarmente smaltiti secondo le norme di legge. Un traffico di rifiuti che ha raggiunto il volume di 37mila tonnellate, di cui circa la metà (13mila tonnellate) sono bruciate nell’incendio di via Chiasserini liberando nell’aria fumi potenzialmente tossici e facendo scattare l’allarme diossina.