C’era una volta una storiella di fantasia. Di fantasia, sottolineiamolo. Un rappresentante di commercio, a Milano, era stato accusato di aver frodato alle casse della sua azienda, e dunque agli azionisti, un sacco di soldi. Il rappresentante vendeva prodotti per le farmacie, quindi la sua frode era particolarmente odiosa. Si diceva avesse una predilizione per il proprio stesso sesso. Quando finì in carcere, iniziarono a volare gli insulti: “Frocio di merda, ricchione, speriamo che tu debba prendere tante saponette in carcere”. Alcuni degli insulti più offensivi e onestamente più creativi arrivarono in una bacheca pubblica di una associazione che il rappresentante di commercio aveva preso in giro duramente quando era in attività. Questa associazione aveva molti iscritti, e si professava assolutamente radicale proprio in difesa dei diritti umani. Laica e antifascista. Qualcuno contestò questa associazione, perché si può essere anche ladri, ma anche se ladri si è uomini e donne, e quel che si fa in camera da letto non c’entra. L’associazione decise di dire allora che si trattava di satira. Qualcuno spiegò anche che “le battute sulle saponette non sottintendono l’augurio che quel losco figuro subisca violenza sessuale, ma il fatto che ora potrà finalmente sfogare la sua sessualità repressa”. In questa storiella il rappresentante di commercio venne difeso dagli insulti, ma buttato in carcere. L’associazione che l’aveva insultato si appellò al diritto di satira, ma venne condannata ugualmente dalla pubblica opinione. L’epilogo è inventato. Il resto però è vero. Il rappresentante di commercio è Formigoni. E l’associazione sulla cui pagina si sono susseguiti, saponetta dopo saponetta, gli insulti, quella dei Sentinelli di Milano. Un po’ di vergogna non dovrebbe mancare in nessuno di noi.