E’ il futuro il tema scelto a cornice della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Statale di Milano, novantaquattresimo dalla fondazione, svoltasi stamattina in Aula Magna.
Evocato nella sua declinazione forse più classica dall’intervento dello scienziato ESA Tommaso Ghidini – dedicato a “Marte, la nostra Terra nuova” –, rappresentato a pieno titolo dai bambini del Coro delle voci bianche del Conservatorio Giuseppe Verdi, il futuro fa da trama anche al primo discorso inaugurale del rettore Elio Franzini insediatosi lo scorso 1° ottobre.
Un’idea di futuro centrata sul percorso di internazionalizzazione della cultura e della conoscenza, che riconosca come riferimento ineludibile i valori e l’identità europea – e il ruolo dell’Università a promuoverli – nel quale la scienza non rinunci alla forza del sentire, lo spirito critico non si dissoci dalla “intelligenza che deriva dal confronto con la differenza”, dalla “disponibilità ad accogliere l’altro” e che sappia contemperare la gestione più efficiente degli atenei con la valorizzazione del contributo attivo di tutte le energie presenti nella comunità universitaria.
Ricco di riferimenti storici, perché “Guardare al passato è inevitabile, indispensabile per costruire il futuro”, l’intervento del Rettore traccia una sintesi delle linee di sviluppo dell’ateneo nei prossimi anni, nella ricerca, nella formazione, nella governance, nel quadro di una riflessione complessiva sulla natura e la funzione delle Università.
Il richiamo all’Europa ha un rilievo centrale. Franzini esordisce ricordando che “i modelli di dialogo e confronto che l’Europa, dopo le tragedie del secolo scorso, ha messo in atto devono essere riferimento essenziale” e richiama la responsabilità fondamentale delle Università nella promozione dei valori e dell’identità europea, nella formazione di nuove generazioni anche ”mediante l’istituzione di percorsi e strumenti educativi comuni”. Su questo fronte il rettore annuncia che la Statale, già unica italiana a far parte della LERU, la rete delle 22 università europee research intensive, ha da pochi giorni aderito ad una nuova rete di università internazionali coordinata dalla Sorbona. Per intercettare, e in qualche misura anticipare, la “velocità e la pervasività dei cambiamenti” che stanno interessando in tutto il mondo ogni funzione fondamentale delle università, è stato costituito il “Gruppo di progetto UNIMI 2040” che, partendo dall’individuazione di benchmark internazionali, lavorerà ai possibili scenari che riguarderanno formazione, ricerca e governance nei prossimi anni.
Molto atteso il passaggio riguardante il progetto di trasferimento delle facoltà scientifiche nell’area che ha ospitato Expo, oggi Mind, progetto che il rettore Franzini ridefinisce, ponendo come obiettivo per il 2024, anno del centenario dalla fondazione, “ una Università nuova, che sappia valorizzare tutte le sue sedi nel quadro di uno sviluppo sostanzialmente tripolare: nel centro di Milano, in un nuovo distretto dell’innovazione e in un luogo storico, Città Studi, che presenti un volto rinnovato e nuove missioni ancora”. “Preservazione e rilancio” per Città Studi dunque -“con idee sino a oggi mancate”- perché quell’area è “legata non solo ai nostri cuori ma a tutto ciò che i nostri ricercatori hanno costruito in quelle aule e in quei laboratori”, ma certo senza rinunciare al polo scientifico da costruire nell’area di Mind, “che si integrerà in un distretto innovativo che potrà portare prestigio, scienza e lavoro al nostro territorio”. Senza dimenticare la nuovissima sede della Facoltà di Medicina veterinaria a Lodi, inaugurata a ottobre.
La fotografia della Statale a inizio mandato del rettore Franzini conta quasi 63.000 studenti (circa 4.000 dei quali internazionali) suddivisi tra 133 corsi di laurea, 31 corsi di dottorato,77 scuole di specializzazione e i numerosi master e corsi di perfezionamento istituiti ogni anno. L’ateneo ha al suo attivo 700 assegni di ricerca, 1.400 accordi di mobilità studentesca, di cui 200 extra UE, ospita 15 vincitori di bandi ERC e ha conquistato circa 50 bandi UE e di Organismi internazionali nel solo 2018. Otto dei suoi 33 Dipartimenti sono stati riconosciuti come Dipartimenti di eccellenza dal MIUR.
Accento particolare è riservato dal rettore al tema del diritto allo studio, sottofinanziato da sempre, mentre è “prioritario accrescere i servizi per i nostri studenti, che sono il nostro essenziale punto di riferimento. Residenze, mense, servizi – per una popolazione sempre più nazionale e internazionale – sono i nostri obiettivi non solo verbali, ai quali da subito abbiamo prestato un’attenzione particolare”.
Nello scenario della formazione e dei nuovi percorsi che nasceranno in risposta alla rapida innovazione tecnologica, Franzini cita la necessità di “centri di competenze dedicati alle metodologie didattiche” e di mettere in cantiere interventi per “l’introduzione in via sperimentale delle lauree professionalizzanti, per colmare l’assenza in Italia di un canale di formazione terziaria professionalizzante e lo scarso impegno di governo e università nella formazione e riqualificazione degli adulti”.
Per quanto riguarda la ricerca, il rettore mette in primo piano nuove misure mirate a promuovere “la sinergia e l’integrazione fra le numerose e diverse competenze” presenti in ateneo e l’impatto della ricerca sul mondo circostante. A questo riguardo annuncia la pubblicazione a breve di un bando interno “finalizzato a identificare, tra i problemi sociali, etici, ambientali e sanitari più pressanti del momento, un numero di grandi sfide, alla soluzione delle quali laStatale possa contribuire in modo determinante attraverso l’interazione e la creazione di network tra le sue diverse aree”. Le proposte selezionate “saranno portate all’attenzione dei competenti interlocutori scientifici, politici e sociali, allo scopo di attrarre fondi e investimenti pubblici e privati da parte di tutti i portatori d’interesse coinvolti”.
Parlando degli assetti di governance il rettore segnala il rischio che la “verticalizzazione delle decisioni” legata alla gestione manageriale delle università impoverisca la comunità universitaria. Occorre contemperare l’esigenza di una gestione più efficiente con la salvaguardia del “valore epistemologico delle differenze”, superando gli “schemi contrappositivi per aderire a modelli dialogici”. “L’università è tale – universitas – solo perché – ricorda il rettore Franzini – deve dialogare con la differenza, la varietà, il dissidio, con tutte le componenti che la costituiscono e che insieme permettono di farla avanzare, ciascuna essenziale per la vita comune, qualunque sia la sua funzione.”
A rappresentare, sul finale del suo discorso, un’idea di futuro nel quale pensiero scientifico e autonoma capacità di giudizio non siano concepibili isolatamente, senza il supporto di altre e diverse ragioni umane, Franzini cita Einstein e il Philip Dick di Blade Runner – “ il nostro lavoro scientifico non può perdere la forza del sentire” – e richiama le parole di Giovanni Battista Montini che negli anni Trenta indicava come dovere delle Università “spirito critico e carità intellettuale”, l’intelligenza che deriva dal confronto con la differenza. Questo il paradigma valoriale per costruire uno spazio di lavoro “collaborativo che sia speranza e stimolo”, “sempre più campo di dialogo e non di interessi particolari in conflitto fra loro” il solo, conclude il Rettore, capace di portarci verso il futuro.