Quella pelosa, quella con il ditino alzato. Ora, in questo Paese ci sono giornalisti che pensano di essere più puri degli altri. Non faccio nomi perché non voglio dare a questi signori neppure la minima notorietà suppletiva a quella nulla che hanno.
Il caso è quello delle prime pagine del Giornale e della Verità, con titoli fortissimi (e che francamente manco mi piacciono) sulla questione migrazione. Roba difficile da digerire. E per quello, ritengo, sono stati fatti. Quando succedono cose così, a livello editoriale, con titoli sparati, c’è sempre qualcuno che si alza e dice: ma voi giornalisti che ci lavorate non vi vergognate? Dimenticando una semplice realtà, che spiegherebbe tante cose a molti. Ovvero che i giornalisti sono persone come le altre. Mangiano, amano, vivono. Ma soprattutto mangiano, nel senso che hanno bisogno di vivere pagando i conti come tutti gli altri. E allora non si capisce perché in un sistema dell’informazione che ormai fa della gratuità un dogma, ovvero nessuno paga per essere informato, i giornalisti non solo devono stare zitti e lavorare per prodotti che non hanno valore (nel senso che non vengono venduti, salvo i cartacei in edicola), ma pure dovrebbero indignarsi e licenziarsi se in prima pagina il direttore ha fatto qualche titolo forzato. Ecco, la morale di oggi è semplice: i giornalisti sono lavoratori come gli altri. Per i missionari, citofonare un po’ più avanti.