Come sapete, non sono un grande appassionato di esteri.
Per me vale la regola che più una notizia è vicina a casa tua, più impatta su di te, e dunque più è importante. Però mi interessa molto lo stato dell’informazione in Italia.
Allora oggi su almeno due quotidiani importantissimi, uno tradizionalmente moderato, e l’altro invece più battagliero ma filo governativo, ci sono pezzi sull’elezione del nuovo presidente del Brasile, un tale che si chiama Bolsonaro e che ha origini italiane. Tutti fanno dei grandi ritratti paventando il rischio di fascismo, perché l’uomo è di estrema destra, dice cose assolutamente censurabili e va bene. Incredibilmente però, su un totale di quattro paginate fitte fitte, non viene praticamente mai spiegato il motivo per cui quest’uomo politicamente discutibile è stato eletto con così grande consenso. Nessuno che dica che in Brasile c’è stato uno scandalo di tale dimensione che in confronto Tangentopoli in Italia è stata una passeggiata, con il presidente Lula in carcere, con l’ordine di arresto pure per il suo successore, con la benzina che è schizzata verso l’alto perché l’epicentro e l’origine dello scandalo è una piccola aziendina chiamata Petrobras, ovvero – fino a qualche anno fa – l’azienda quotata a New York con più valore nel pianeta. Più anche di Apple. Valeva 70 dollari o più ad azione. E’ arrivata a valerne 2. Hanno venduto tutto, svenduto tutto, licenziato gente. Il governo di sinistra prima e di centro poi, sono stati accusati di aver staccato mazzette non di milioni di dollari, ma di miliardi di dollari. Ora, se uno non racconta questo, pare che i brasiliani siano diventati un popolo di fascisti. Invece si conferma il vecchio teorema: il populismo, il radicalismo, le idee più forti nascono quando la moderazione e i moderati falliscono. O quando rubano, come in Brasile. Non è una valutazione politica, ma giornalistica. La realtà andrebbe raccontata. Soprattutto se usi inviati strapagati che dovrebbero smetterla di scopiazzare dal Guardian, visto che per lavorare così possono anche rimanere in Italia, a Milano.