C’era una volta la trasparenza.

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Oggi il Corriere conferma le anticipazioni del Giorno: il nuovo rettore della Statale ha nominato Marilisa D’Amico, professoressa universitaria, già pasionaria del Pd, responsabile  con “delega per la Legalità, la trasparenza e la parità dei diritti”.

Una bella delega per una persona dalle grandi ambizioni, e che soprattutto si trova così a essere riconfermata dal rettore Franzini, visto che aveva lo stesso ruolo per il suo predecessore. Bene così. Più o meno. A questo punto dovrei starmene zitto, perché non mi porta proprio nessun vantaggio andare avanti. Ma il problema è che io ho buona memoria, e una vaga propensione a incazzarmi. Quindi, non mi esce dalla mente quell’inchiesta sul marito, giudice della Corte Costituzionale, che era finito sotto la lente e sui giornali perché, secondo l’accusa (e dunque non è una verità assoluta, ma da verificare) la moglie (ovvero la D’Amico), avrebbe usato l’auto blu del marito quando lui era fuori per lavoro. Come è finita? E’ bene dirlo, perché noi – a differenza di altri – siamo garantisti fino in fondo. E’ finita che la Consulta, una settimana circa dopo che la notizia dell’indagine è stata pubblicata sui giornali, ha approvato un nuovo regolamento che di fatto ha eliminato l’ipotesi di irregolarità per Zanon. Quindi, per dirla volgarmente, via la norma, via il problema. E’ stata chiesta l’archiviazione e tutto si è risolto. Rimane però, ed è bene dircelo, un problema morale. Di penale, civile o comunque da un punto di vista di legge, non c’è niente di niente da eccepire. Ma ci si consenta di dire che Franzini ne ha toppata un’altra. Ripetiamo il punto: la D’Amico, che era finita sotto i riflettori con l’accusa mai confermata di aver usato l’auto del marito per fini privati, viene ad avere la delega per la legalità e la trasparenza. Se fosse stata una figura politica e non del mondo dell’università, a essere nominata “vice” per la legalità dopo aver avuto una storia così, seppure a lieto fine, che cosa avremmo detto? Avremmo invocato l’opportunità, la moralità e bla bla bla. Invece per i professori tutto questo non vale? E non vale, ancor di più, per quei professori che spesso hanno alzato il ditino, a volte a ragione e a volte a torto, contro la politica? Secondo me no. Secondo me non è così. Secondo me ci vuole un peso e una misura: chiediamo ai politici di essere irreprensibili in tutto? E allora devono esserlo anche i professori, e i medici, e tutti gli altri. Anche noi, anche voi. Altrimenti siamo solo degli ipocriti.

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