“La Lega restituisca 50 milioni di rimborsi elettorali, rubati agli italiani: è quanto messo nero su bianco anche dalla Cassazione”: Roberto Saviano arriva a Milano in occasione della Tavolata Multietnica e attacca. «Salvini si smarca da questa vicenda, ma se è arrivato dov’è oggi lo deve anche al suo partito, la Lega, che oggi ha i conti congelati. Si preoccupi quindi di restituire prima i soldi agli italiani, dopodiché potrà parlare di tutto il resto». Il suo intervento era già programmato settimane fa, ma dopo la polemica dei giorni scorsi con Salvini che ha ipotizzato di togliergli la scorta, Saviano si è presentato all’appuntamento milanese più determinato che mai. Si è rivolto anche all’elettorato del Movimento 5 Stelle: «Mi auguro che buona parte di esso si renda conto che oggi funge da stampella a un partito xenofobo e violento, che parlando degli ultimi sbarchi ha usato termini quali crociera, pacchia e taxi del mare: una violenza del genere non può appartenere all’Italia».
«Il tema dell’immigrazione è un problema complesso, che chiama in causa tutta l’Europa – ha ricordato il giornalista partenopeo – Ma il regolamento di Dublino, che obbliga l’Italia a salvare i migranti e ad accoglierli sul proprio territorio, l’ha firmato la Lega, anche se questa è un’informazione che non viene quasi mai data». Ricordando come esistano esempi di integrazione più che riusciti, vedasi l’esempio di Riace , e altri meno, con riferimento a Castelvolturno, Saviano s’è spostato sulla questione meridionale. «Il Sud dell’Italia si sta spopolando, ma non ho mai sentito Salvini spendere una parola su questo argomento né parlare nei cantieri e nei campi di pomodori. I migranti possono essere una risorsa per aiutare il nostro Mezzogiorno a ripopolarsi. Sono loro che oggi svolgono lavori e rivendicano diritti al posto degli italiani. Se possiamo vantarci di una legge contro il caporalato, lo dobbiamo proprio ai migranti».
“Un ministro che parla senza filtri di protezione non conosce le regole basilari del suo lavoro. Questi discorsi non vanno mai fatti pubblicamente: quando riguardano il sottoscritto, ma anche se si parla di un pm, di un pentito o di un collaboratore di giustizia». «Dobbiamo resistere e tirarci su le maniche: il diritto sociale del cambiamento oggi è un compito che spetta a tutti». «Salvini fa teatro, non risolve i problemi delle persone. In queste prime settimane da ministro non ha fatto altro che toccare le corde dell’emotività e parlare alla pancia delle persone. Ma tutti i suoi discorsi hanno un grande limite: la superficialità. Parla di immigrati senza approfondire, entra nel dibattito sui vaccini senza averne le competenze. Intimidisce gli interlocutori con uscite di grande effetto, ma non bisogna mai avere paura a confrontarsi con queste persone. La nostra resistenza poggia le basi sul diritto alla complessità: per difenderci dalla sua violenza dobbiamo portare il confronto sul terreno dello studio e dell’approfondimento. Così, anche se non riusciremo a portare una persona dalla nostra parte, saremo riusciti quanto meno ad allontanarla dalle posizioni dell’attuale ministro dell’Interno».