C’era una volta la legge del taglione

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

E quella legge esiste ancora. In barba a decine di secoli di civiltà. Alla fine, siamo sempre alla Bibbia, e anche prima. Non sono bastati Gesù Cristo e Maometto a dirci che la carità (sì, anche Maometto lo credeva, andate a leggervi il Corano) e il perdono servono per andare in Paradiso. Non è bastato Beccaria. Non è bastata l’alfabetizzazione, la scuola primaria. Siamo sempre alla legge del taglione. Anche e soprattutto noi giornalisti la applichiamo, con costante e vergognoso rigore. La applichiamo perché il rancore è uno dei motori del mondo dell’informazione. A volte, motore meritorio, come quando qualcuno si decide a denunciare un sistema del quale faceva parte perché quel sistema non lo ha premiato, o perché lo ha danneggiato. Il problema è che lo facciamo diventare un eroe. Molte volte, il rancore porta ad altro rancore. Quindi, anche se il Movimento 5 Stelle ha agitato lo spettro della legalità a senso unico, ha sputato merda su Berlusconi, su Salvini, sulla ex moglie di Salvini, sulla fidanzata di Salvini, sui figli di Berlusconi, sulla mamma di Renzi e sul papà di Renzi, sui pidioti, sui mafiosi di centrodestra, sulla Lorenzin e sul sacrosanto obbligo vaccinale. Anche se ha detto che tutti i politici rubano, che i medici uccidono, che i giornalisti mentono. Anche se ha fatto tutto questo, comunque prendersela con la fidanzata di Roberto Fico, presidente della Camera, perché forse la fidanzata di Fico ha una colf che non si capisce se è in nero o in bianco, non è una bella cosa. Tanto più nei giorni in cui si festeggia la festa dei lavoratori con metà della gente che conosco (a parte gli statali e una parte dei giornalisti) che comunque lavora e quelli che non lavorano che possono andare a rifugiarsi nei centri commerciali dicendo: eh, ma se c’è il lavoro devono accettarlo, e tanto più a ridosso del concertone che potrebbe essere qualunque cosa, anche la festa del partito nazionalsocialista.

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