Prendono il via domani gli interrogatori di garanzia delle sei persone arrestate ieri a Milano nella nuova inchiesta sulle presunte tangenti nella sanità lombarda, denaro e favori legati alla vendita di macchinari medico-sanitari al Cto-Pini e al Galeazzi. Sarà sentito per primo l’imprenditore Tommaso Brenicci che, a differenza dei medici finiti ai domiciliari, si trova a San Vittore. Da venerdì invece gli interrogatori si sposteranno a Palazzo di Giustizia dove saranno sentiti Giorgio Maria Calori e Carmine Cucciniello, i due primari del Cto-Pini. Sabato toccherà a Paola Navone, direttore sanitario della struttura e a Lorenzo Drago, primario del Galeazzi. Lunedì mattina infine sarà il turno di Carlo Luca Romanò, primario dell’ospedale di Bruzzano. Intanto il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha detto che il Pirellone chiederà di costituirsi parte civile al processo. Dopo la “retata dei primari” prende posizione anche il sindacato Cgil: “La sanità lombarda è considerata un’eccellenza italiana. Ma nella nostra regione continuano imperterriti scandali e malaffare, come si apprende dalla stampa rispetto alle nuove indagini della Procura di Milano e agli arresti di ieri che hanno coinvolto gli ospedali Galeazzi e Pini”. “Nell’attesa che l’inchiesta della magistratura faccia il suo corso, va sottolineata la responsabilità politica di chi dovrebbe garantire un sistema di controlli che, evidentemente, non vengono fatti a sufficienza e a dovere – dichiarano Manuela Vanoli e Natale Cremonesi, segretari generali della Fp Cgil Lombardia e della FpCgil Milano -. Vogliamo però anche richiamare un’altra responsabilità che dovrebbe sempre essere agita in nome della tutela della salute delle persone: quella individuale di professionalità che, per ruolo e competenze, sviliscono la loro missione per mero tornaconto personale. Quando nell’illegalità e nel malcostume sono coinvolte alte professionalità è ancora più vergognoso e odioso, proprio per la posizione che rivestono. Ed è vergognoso e odioso sia di fronte alle cittadine e ai cittadini cui devono rispondere ma anche nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità che onestamente erogano servizi all’utenza tra mille difficoltà e condizioni di lavoro spesso pessime per via delle carenze di personale, logistiche e organizzative – continuano Vanoli e Cremonesi. Lo ribadiamo anche in questa occasione: vogliamo più trasparenza, più controlli e più efficaci in un settore così esposto al rischio di tangenti e interessi. Vogliamo legalità nella sanità. Una sanità produttrice di salute e cura per le cittadine e cittadini, su cui si investe come motore di sviluppo e nel rispetto e valorizzazione delle sue operatrici e operatori. Una sanità che si rispetti: dalla sua governance alle sue pratiche”.