Partiamo dalla fine, così possiamo buttarla in politica comodamente. Allora, ci sono le buche. A Milano, nella civilissima Milano. Ci sono sempre state, anche se a onor del vero vedere una voragine come quella che si è aperta oggi a Milano, profonda un metro, forse non è molto incoraggiante non solo per chi come me va in moto, ma anche solo per chi va in auto, o a piedi, o in bici. Insomma, per chiunque. Ma tutte le strade sono un colabrodo. Anche aggiustare le buche è una operazione politica, e vorrei dirlo chiaro. Una operazione politica perché sulle strade bisogna mettere fondi. Ed è una operazione politica perché è il primo dovere di una amministrazione. E ora faccio polemica. Ma come facciamo a vantarci tanto che Milano è una figata e Roma no, quando alla fine pure da noi si aprono le voragini. E perché continuiamo a cianciare di Ema, e adesso iniziamo pure con le Olimpiadi, invece di occuparci delle cose serie, che nell’amministrazione di una città sono soprattutto le buche? Le buche, caro sindaco. Le buche. Noi vogliamo tappare le buche. E magari levare anche il pavè, un vero scandalo a cielo aperto. L’unico posto nel pianeta dove ci ostiniamo a tenere il pavè non nelle piazze storiche, dove è giusto e bello, ma dove passano tram che pesano centinaia di tonnellate, e che presto o tardi lo sollevano. La Moratti, quando direttore generale era Beppe Sala, aveva previsto di rimuoverlo da tutte le zone nelle quali comportava un rischio. Che cosa farà adesso Beppe Sala? Lascia il pavè e riapre i Navigli?