BachBox è l’ultimo spettacolo di Matthieu Mantanus, un musicista classico che ama andare oltre le convenzioni. I tre spettacoli di venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 marzo sul palco di Base, a Milano, in via Bergognone n. 34, danno il via a una prima serie di spettacoli musicali che nascono proprio dall’incrocio tra la sua personalissima ricerca di un nuovo genere musicale e la volontà – già emersa nel suo spettacolo precedente, Intimacy – di condividere il palco con un’altra grande forma artistica contemporanea: il video. Il pianista, direttore e divulgatore svizzero-belga Matthieu Mantanus e il suo computer si immergono nei visual dell’artista Sara Caliumi per un viaggio crossover tra i contrappunti della prima Partita di Bach e le immagini, i suoni e i rumori delle nostre vite iper-connesse. L’alternanza tra le danze di Bach e le loro variazioni elettroniche, scritte dallo stesso Mantanus -con il nome d’arte MHU-, viene eseguita dal vivo. In due parole? Come se i Daft Punk intervistassero Bach. Prodotto dalla sua “fabbrica delle idee”, come ama chiamare il JeansMusic lab, BachBox è un progetto fuori dal comune, una vera e propria nuova terra di confine dove la destrutturazione delle variazioni di Bach incontra la musica elettronica, in una scenografia immersiva che accompagna lo spettatore per tutto l’ascolto. Il tutto raccontato dal palco dallo stesso Mantanus, un musicista dalla natura curiosa, che ama scuotere e rivoluzionare. A giugno lo spettacolo sarà ospite dell’Art Night di Venezia, nel cortile dell’Università Ca’ Foscari.
Giro di ricognizione in un nuovo genere musicale
“Tu credi davvero che chi ama l’elettronica non conosca anche Bach? E’ più facile il contrario, e cioè che chi ama la musica classica disdegni quella elettronica”. A questa provocazione arrivata un giorno a Mantanus lui ha deciso di rispondere con l’unica arma a disposizione: la ricerca. Ed è con l’installazione dell’Ableton sul suo computer che ha avuto inizio quel “giro di ricognizione” in un universo tutto nuovo, come ama definirlo, dal quale Mantanus è stato letteralmente rapito. “Ho scoperto nell’elettronica uno strumento, una chiave verso un mondo senza regole con tutto a portata di mano. – spiega – Questo ha risvegliato in me una creatività sepolta dai tempi dell’adolescenza, dai corsi di armonia, contrappunto e composizione. Ho iniziato giocando, ma ben presto mi sono reso conto che dovevo organizzare quel flusso incessante che intasava il mio computer. E così è nata la musica di BachBox”. Il suo personalissimo viaggio non può, dunque, che cominciare dal mostro sacro che forse più di altri ha contribuito a strutturare la musica occidentale: Bach. In particolare, la Partita BWV 825. Quella è la chiave di volta del suo lavoro nato da un groviglio di sensazioni che ha tentato di disciplinare. “Non si tratta assolutamente di suonare Bach con strumenti diversi, come molti hanno fatto – e anche benissimo – ben prima di me: il mio desiderio è al contrario di creare musica nuova, originale, sul modello dei “temi e variazioni” del repertorio”. Variazioni che gli consentono di percepire quanti rumori, reminiscenze di parole e suoni abbia nella memoria, durante la composizione. Questo bagaglio gli permette di creare una musica sperimentale dove ogni variazione parte dalla musica di Bach, da specifici “ambienti” sonori e ritmici elettronici, per arrivare a un pensiero, una parola o meglio ancora, una “keyword” che il brano sviluppa un po’ come una scrittura automatica.
Il gusto musicale di un artista che sfugge a qualunque categoria
I primi passi nel mondo dell’elettronica sono in gran parte il risultato di quello che è l’essenza di Matthieu Mantanus, un musicista classico del tutto atipico, con gusti che spaziano da Pergolesi ai Queen, dai Dream Theater a Chilly Gonzales, passando per l’elettronica “soft” di Nils Frahm. E’ questa la sua peculiarità, per niente scontata nel mondo della musica classica: non avere paura di aprire nuove ed emozionanti porte senza rinnegare nulla. “Mi chiedo spesso come definire lo stile della musica di BachBox: alla base c’è ovviamente Bach che rappresenta il repertorio classico, poi c’è il rock progressivo, come quello dei New Trolls, uno degli esperimenti più interessanti d’incontro tra epoche musicali. C’è anche un po’ di minimalismo alla John Adams, che per i suoi schemi risulta così vicino al nostro modo di riflettere oggi. E infine l’elettronica, che permette a questi mondi di convivere, fondersi, e creare insieme qualcosa di nuovo”. In ultima analisi, che musica fa questo innovativo ed eclettico musicista? Le definizioni vanno strette a Mantanus, non c’è dubbio, ma in una battuta “è un po’ come se i Daft Punk, invece di Moroder, avessero intervistato Bach” – conclude l’artista.
L’incontro con il video. Coprotagonista dello spettacolo è il video. “Viviamo in una società in cui l’elemento visivo è una necessità. Per noi è ormai difficile solo ascoltare, ci distraiamo subito. Non so se sia un bene o no, ma è così: è una evoluzione nell’utilizzo dei nostri sensi dovuta alla tecnologia. Ho dunque cercato di esplorare la possibilità di presentare la musica insieme ai video, e ho avuto la fortuna d’incontrare Sara Caliumi: lei ha perfettamente capito l’esigenza di creare una scenografia alla musica, non produrre un film del quale la musica sarebbe inevitabilmente diventata la colonna sonora. Con il nostro precedente spettacolo, Intimacy, nella lunga dialettica artistica che ci ha impegnati per mesi, avevamo capito la potenza incredibile di queste due arti messe insieme: una delle più antiche, la musica, e una delle più recenti, il video. E così in BachBox. Anzi, forse di più, dato che metà della musica appartiene proprio alla nostra epoca.” E le parole chiave che ispirano le variazioni elettroniche sono state uno spunto fortissimo per creare nuove suggestioni visive.
Chi è Matthieu Mantanus:
Pianista, direttore d’orchestra, divulgatore e compositore svizzero belga, scelto nel 2011 da Lorin Maazel come assistente e direttore associato al suo Festival di Castleton in Virginia. Gli ultimi anni lo vedono molto attivo sul fronte innovativo e divulgativo. Alla guida della sua Jeans Symphony Orchestra, dirige durante la stagione 2014-2015 cinque lezioni concerto imprima serata su RAI 3 in apertura del programma di Fabio Fazio Che Fuori Tempo Che Fa. L’anno successivo presenta le dirette operistiche e sinfoniche RAI 5, iniziando dalla Prima della Scala 2015. Come autore, ha pubblicato “Una giornata Eroica” per Feltrinelli (2009) e “Beethoven e la Ragazza con i capelli Blu” per Mondadori (2016). Nel 2013 fonda il JeansMusic lab per produrre i suoi spettacoli musicali innovativi, alla ricerca di nuove strade per presentare la musica: Revolution! (2014), Intimacy (stagione 2015-2016) e infine BachBox (uscita marzo 2018), produzione che porta alla nascita della JeansMusic records. Di natura curiosa e creativa, con quest’ultimo spettacolo muove – con il nome d’arte MHU – i suoi primi passi nel mondo dell’elettronica, immaginando un linguaggio musicale completamente nuovo e sorprendente attraverso il quale esprimersi.