La relazione della Commissione Antimafia mette in luce “le modalità di penetrazione mafiosa nelle regioni dell’Italia settentrionale”. Si sottolinea che “nessun territorio può essere più considerato immune. Si tratta di un movimento profondo e uniforme che interessa la maggioranza delle provincie settentrionali, con una particolare intensità in Lombardia, e che e’ stato favorito fino a tempi recenti da diffusi atteggiamenti di sottovalutazione e rimozione”. La relazione spiega che “la colonizzazione ‘ndranghetista si
e’ affermata a macchia di leopardo con una particolare predilezione per i comuni minori, che per molte ragioni sono risultati più facilmente espugnabili. Una volta conquistati, i piccoli centri svolgono una funzione di capisaldi strategici distribuiti sul territorio e un potente strumento di consolidamento degli interessi mafiosi e di radicamento stabile. Non e’ casuale che siano proprio i comuni più piccoli quelli in cui si sono verificati i più numerosi attacchi alle libertà politiche dopo quelli alle libertà economiche”. La presenza “pervasiva dei clan nel tessuto produttivo delle aree più dinamiche e ricche del Paese- si legge ancora- mostra una notevole flessibilità e capacita’ di adattamento, riuscendo a trarre vantaggi sia dalle fasi di espansione che da quelle di recessione economica. Le mafie sanno sfruttare l’abbondanza di risorse traendo vantaggi da importanti investimenti o eventi pubblici come Expo 2015 o fare leva sulla crisi economica per ampliare la base sociale delle vittime delle estorsioni e dell’usura. Possono fare affari con servizi pubblici evoluti, come la sanità o condizionare l’imprenditoria privata. Non c’e’ settore, dalle costruzioni al turismo, dal commercio alla ristorazione, dal gioco d’azzardo legale allo sport, in cui le imprese mafiose non abbiano investito. Il metodo mafioso non viene utilizzato solo per alterare la concorrenza ed inquinare l’economia legale. Numerose inchieste hanno in vari gradi
coinvolto le amministrazioni locali, segnalando preoccupanti episodi di corruzione in seno alla pubblica amministrazione e alla politica, con le quali le mafie si relazionano con estrema spregiudicatezza e senza fare differenze tra schieramenti e partiti politici, come confermano anche i diversi scioglimenti che negli ultimi anni hanno riguardato i comuni del Nord.