C’era una volta… Attilio Fontana. In attesa di incontrarlo, domani sera qui con voi, in Radio, ho avuto modo di pranzarci insieme. Ecco, ci sono persone che rendono al loro meglio giù dal palco, e persone che rendono meglio sul palco. Lui rende meglio giù dal palco. Forse, è più amministratore che politico. Abbiamo parlato a lungo, e per chi fosse interessato, su Affaritaliani.it Milano c’è una lunga conversazione su tanti temi cruciali: trasporti, case popolari, fiera milano. Ma c’è anche la politica. Mi ha colpito una frase che Fontana ha detto. Una frase interessante, in un mondo fatto di sondaggi e sondaggini. Dice Fontana: sono avanti di sei punti? Il problema è che basta un attimo a precipitare a meno 6 o a salire a più 16. Insomma, il consenso è volatile. Come i mercati, quando gli scambi sono pochi e le azioni fanno su e giù come in un ottovolante. Mi ha fatto riflettere, questa cosa. Mi ha fatto riflettere sul fatto che la gente ormai rigetta tutto. E tiene solo la minima esteriorità, le increspature minime. Sotto, non penetra niente. Disillusione dopo disillusione è stato inaridito il suolo e il massimo che può germogliare sono piante piccole piccole, che nascono e muoiono rapidissimamente. L’ultima grande innovazione è stata quella di Beppe Grillo. Onestà, gridavano. E adesso si scopre che si intascavano i rimborsi. C’è stato Renzi al governo, con tutti i problemi di banche eccetera eccetera. Della Lega si ricorda Belsito e i diamanti tanzani. Di Berlusconi vabbè, c’è l’imbarazzo della scelta. Di scandalo in scandalo, di problema in problema. Magari poi solo mediatici, beninteso. Ma tutto questo ha fatto sì che ormai nella testa della gente le idee non penetrino più. Oggi sei a più sei, domani a meno sedici, dopodimani a più ventisei. Cose così. Volatilità. E un po’ di tristezza.