Nel 2016 in Lombardia gli incidenti stradali sono stati 32.785 causando 434 morti e 45.435 feriti. Il maggior numero si è verificato in ambito urbano (25.879, il 78,9% del totale) con 234 morti e 34.416 feriti. Sono alcuni dei dati evidenziati oggi nel corso di un incontro dell’Automobile Club d’Italia sulla sicurezza stradale. Nell’ incontro è stata sottolineata l’importanza dell’elaborazione effettuata per localizzare gli incidenti stradali sulla rete viaria principale particolarmente utile per individuare le tratte più a rischio incidenti su cui effettuare le ispezioni. In Lombardia questa rete stradale si contraddistingue per un’alta densità di incidenti (con 1,35 incidenti per chilometro che è pari due volte la media nazionale) con un indice di mortalità pari a 2,34. I km più a rischio incidenti si trovano sulle tangenziali est e ovest milanesi e sulle strade statali 36 del lago di Como, 35 dei Giovi, 9 Emilia, 336 dell’Aeroporto della Malpensa. Al centro della riflessione con gli esperti il raggiungimento dell’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti causati da incidenti stradali nel decennio 2010 – 2020, tema su cui Automobile Club Milano ha presentato oggi un approfondimento specifico per quanto concerne Milano e la Lombardia. “Essendoci grande variabilità da un anno all’altro”, ha illustrato l’ingegnere Lorenzo Rosti Rossini della Commissione Mobilità dell’AC Milano, curatore dello studio, “dovuta (per fortuna) al diminuito numero dei casi, abbiamo analizzato l’evoluzione dei dati statistici Aci Istat fra il 2010 e il 2016, confrontando anche le vittime di alcune categorie di utenti della strada (pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti)”. Valutando con criteri probabilistici l’andamento complessivo e quello delle singole categorie rispetto all’obiettivo teorico di abbattimento della mortalità, possiamo ritenere che l’obiettivo europeo sia ancora raggiungibile, a patto di un maggior sforzo di prevenzione. Nel dettaglio, considerando complessivamente questi 7 anni, vi sono però considerevoli differenze.
“In Lombardia – ha sottolineato Rosti Rossini – il trend di riduzione morti appare inaccettabile per i ciclisti e i pedoni (rispettivamente 366 morti e 587 morti). A Milano città è evidente che il rischio per gli automobilisti, alla velocità urbana, grazie a vetture sempre più protette, sta calando progressivamente, mentre si registra l’aumento degli incidenti mortali fra i motociclisti e i ciclomotoristi (108); è preoccupante il trend e la percentuale fra i pedoni (128) e risulta in peggioramento il trend dei ciclisti (32). ”
Per proteggere i soggetti e le situazioni divenuti più a rischio, contribuendo quindi concretamente alla riduzione generale, AC Milano chiede un cambio di passo nei metodi di indagine e nelle azioni di protezione, in quanto le azioni tradizionali, focalizzate soprattutto sui comportamenti, non garantiscono la trasformazione totale dei comportamenti errati in comportamenti virtuosi. In particolare, per la città di Milano “poiché il 60% circa degli incidenti stradali in ambito urbano a Milano avviene sulla rete locale – ha sottolineato Giorgio Goggi, docente di urbanistica e componente della Commissione Mobilità AC Milano – da tempo sono state sviluppate tecniche di moderazione del traffico che grazie alla riduzione sensibile della velocità ottengono una riduzione degli incidenti. In molti Paesi europei sono da tempo impiegate con risultati importanti. In Italia, purtroppo, sono ancora scarsamente impiegate o impiegate in modo anomalo”.
“Per il futuro una volta individuata la rete della viabilità primaria – ha precisato Gian Paolo Corda, docente di Progettazione urbanistica e componente della Commissione Mobilità AC Milano – occorre moltiplicare le aree pedonali, le zone 30, le zone a traffico limitato e le zone residenziali”. Un dato significativo fornito dal professor Corda sull’opportunità di moderare la velocità riguarda la probabilità di decesso di un pedone in caso di impatto: a 50 Km/h è pari all’80%, a 30 km/h è del 10%.