Seregno, anche Gelsia sotto inchiesta

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Da Il Giorno edizione Monza e Brianza – Gelsia al centro di un’altra proroga delle indagini nei confronti di vecchi e nuovi indagati, chiesta dalla Procura di Monza sul presunto malaffare nella pubblica amminstrazione a Seregno. Il gruppo di società a cui è affidata la fornitura e la gestione dei servizi del gas metano, dell’energia elettrica e della raccolta dei rifiuti in una trentina di Comuni della provincia di Monza Brianza, Como e Milano, è sotto la lente dei pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo che già indagano sull’urbanistica a Seregno. Dopo le misure cautelari per corruzione e abuso in atti d’ufficio eseguite il 26 settembre scorso e che hanno colpito anche l’ex sindaco Edoardo Mazza e l’ex vicesindaco Giacinto Mariani, ancora non si ferma la maxinchiesta, che già ha visto la proroga delle indagini su una raffica di altre pratiche edilizie e altre notizie di reato che vedono indagati, oltre a Mazza, Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, altri imprenditori come Emilio Giussani e Giorgio Vendraminetto, oltre a Marco Radice, dirigente dell’ufficio anagrafe del Comune di Seregno. Bocche cucite e assoluto riserbo degli inquirenti sui nomi degli indagati per la vicenda relativa a Gelsia, che sembra siano una decina. Ma di Gelsia, un impero che fattura oltre 200 milioni di euro all’anno, con un bacino di utenza di 500mila abitanti e più di 6mila imprese, e con 600 dipendenti, si parlava già in alcune informative dei carabinieri di Seregno uscite alla luce dell’inchiesta sulla presunta corruzione con voto di scambio all’ombra della ‘ndrangheta. Conversazioni risalenti al 2015 che, scrivono gli inquirenti, “contribuiscono inevitabilmente ad alimentare l’alone dei ‘sospetti’ sui rapporti tra Gelsia e la pubblica amministrazione del Comune di Seregno, gettando di conseguenza non poche ombre sulla condotta per nulla chiara” di alcuni dirigenti. Presunti vantaggi nei bandi di gara a favore di Gelsia che avrebbero fatto dubitare della loro regolarità persino qualcuno degli allora assessori dei settori pubblici interessati, nonché altri funzionari preoccupati di eventuali verifiche ispettive che avrebbero potuto evidenziarli. A questo comportamento quantomeno scorretto si aggiungerebbe l’anticipazione a Gelsia di dettagli di gare non ancora aperte, delibere con cifre in bianco, sperpero di denaro, clientelismi nell’assunzione di parenti. Tanto che “l’unica logica e plausibile ‘chiave di lettura’ in grado di disvelare in parte le motivazioni della persistenza di questi sospetti ed anomali rapporti tra l’amministrazione comunale seregnese e la Gelsia – scrivono i carabinieri – è da ricercare nelle logiche di potere legati ad ambienti della politica locale”.

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