L’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha scritto una lettera ai ragazzi che stanno compiendo o che da poco hanno compiuto 18 anni e che per la prima volta saranno chiamati – tra pochi giorni – alle urne. Lo riferisce la Diocesi.
“Mi immagino che molti ragazzi e ragazze nate nel 2000 si preparino alla festa del loro diciottesimo compleanno durante questo 2018. I nati del 1999 hanno appena finito i loro festeggiamenti. Auguro che per tutti sia una festa: la festa di essere vivi, la festa di essere giovani, la festa della responsabilità”. Delpini ha poi messo l’accento su tre aspetti della “maggiore età”. Anzitutto la partecipazione: “A 18 anni si sperimenta una specie di contraddizione tra il fatto di “avere tutti i diritti e doveri” di un adulto e l’impressione di “non poter fare niente”. Un diciottenne nel nostro paese è considerato “troppo giovane” e le possibilità effettive di avere un vita propria, una autonomia reale sono molto ridotte: per lo più dipende in tutto dalla sua famiglia. Per esprimere questa partecipazione attiva e costruttiva mi permetto di ribadire un criterio spirituale. Si tratta della legge delle decime. La legge delle decime consiglia di considerare quello di cui realmente ciascuno dispone come di “destinazione comune”: cioè il tempo che ho non è solo per me, ma per la condivisione, perciò, tanto per fare un esempio: ogni dieci ore dedicate allo studio, un’ora potrebbe essere dedicata a chi fa fatica a studiare, ogni dieci ore dedicate allo sport, un’ora potrebbe essere dedicata a chi non può fare sport”. Poi la chiamata al voto: “A 18 anni incomincia il diritto dovere di votare. Scegliere le persone e le forze politiche che devono governare la nazione e esercitare responsabilità amministrative in regione o in città è una espressione di quella responsabilità per il bene comune che rende cittadini a pieno titolo. Nel nostro tempo “la politica” è spesso circondata da una valutazione così negativa e da pregiudizi così radicati che possono scoraggiare da ogni impegno e iniziativa.
Ma ora è necessario che le cose cambino, perché la politica è l’esercizio della responsabilità per il bene comune e per il futuro del paese. E chi può avviare un cambiamento se non uomini e donne che si fanno avanti e hanno dentro la voglia di mettere mano all’impresa di aggiustare il mondo? Per questo rivolgo un appello ai 18enni e a tutti i giovani: io credo che voi potete informarvi, voi potete pensare, potete discutere, potete farvi una idea di quale direzione intraprendere e di come fare del vostro voto, il vostro primo voto!, un segnale di un’epoca nuova. Non cambierà tutto in una tornata elettorale. Ma certo con l’astensionismo non si cambia niente! Voi potete pretendere che vi siano chiariti i programmi, le intenzioni di coloro che si presentano candidati, le procedure di verifica di cui i cittadini dispongono, voi potete mettervi insieme per far valere le priorità che vi stanno a cuore e riconoscere le persone e le forze politiche che se ne fanno carico”. Infine il futuro personale: “L’avvicinarsi della conclusione di un ciclo scolastico pone la questione sul dopo: che cosa farò dopo? In questo cammino nessuno deve sentirsi solo, né pensare che si è tanto più liberi quanto più si è soli: perciò il gruppo degli amici, l’inserimento in un contesto comunitario, la testimonianza degli adulti, il riferimento personale a una guida saggia sono l’accompagnamento necessario per guardare il futuro con fiducia per imparare ad avere stima di sé e scrivere con fantasia e realismo, libertà e responsabilità la propria vita adulta, la preparazione alle scelte definitive”.
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