C’era una volta il programma. Ora, non è per dire, ma possibile mai che tutti quanti stanno sempre a stracciarsi le vesti sul programma, prima delle elezioni, e poi alla fine tutto si riduce a una questione di persone e di promesse? Ovvero, di quanto più distante da una discussione pacata e intelligente sulle cose dentro le cose perché le cose migliorino? Non sono uno di quelli che dice: il programma prima di tutto. Perché ovviamente le persone contano più del programma. Se uno ha un bel programma, ma poi un governatore che non è capace, il programma rimane lettera morta. E se uno non ha visione, e non è capace di promettere, non verrà eletto e il suo bel programma può metterselo nel cassetto. Però però, da lombardo, rilevo che, nell’ordine:
A) La campagna elettorale è iniziata solo quando c’è stata la decisione di un singolo, Roberto Maroni, di non ricandidarsi.
B) Stiamo tutti a parlare di un altro singolo, ovvero lo stimabilissimo Attilio Fontana, come sostituto. Di quel che pensa il sostituto, poco rileva.
C) L’intero dibattito non ha mai toccato neanche lontanamente i punti fondamentali di quello che dovrebbe interessarci.
Suggerisco qualche esempio agli ascoltatori:
1) Più infrastrutture in Lombardia o meno? Più autostrade o meno? Quanti soldi mettiamo sulle ferrovie? Se li mettiamo sulle ferrovie, a che cosa li leviamo?
2) Riforma della sanità. Chi sa che cosa prevede? E chi lo sa, come si esprime: giusta o sbagliata la riforma di Maroni?
3) Case popolari. Tutti si lamentano dei quartieri periferici. Ma poi alla fine come si riforma l’ambito delle case popolari? Siamo pronti a buttarci dentro una quota fissa del bilancio regionale? E a che cosa leviamo quei soldi?
Ecco, basterebbe partire da questo.