Sacchetti a pagamento, spesa più cara

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Piccola stangata con l’avvio dell’anno nuovo. Dal 1° gennaio, infatti, le buste di plastica monouso (ovvero quelle usate per frutta, verdura e gastronomia) sono a pagamento.  Lo prevede la legge: devono rispondere a nuovi standard di biodegradabilità e compostaggio, per ridimensionare l’inquinamento provocato da plastiche e responsabilizzare i consumatori nei confronti dello spreco di sacchetti. “L’iniziativa – dice Mina Busi, presidente di ADICONSUM Bergamo – è sicuramente lodevole, un po’ meno i costi che andranno a carico dei consumatori”. L’acquisto dovrà risultare sullo scontrino o sulla fattura vietando, di fatto, la distribuzione gratuita. Inoltre, per il rispetto delle norme igienico-sanitarie, non sarà possibile utilizzare sacchetti monouso personali. “Quanto pagheremo in più sullo scontrino? Le cifre oscilleranno da 2 a 10 centesimi a busta a seconda del prezzo fissato dal produttore: in media ogni spesa ci costerà circa 20/30 centesimi in più”. La legge, inoltre, prevede che il costo del bioshopper sia presente nello scontrino, rendendo impossibile per i commercianti fornire le buste gratuitamente.

“Anche chi cercherà di abbattere i costi portandosi i sacchetti da casa o applicando l’etichetta dell’ortofrutta direttamente sul prodotto dovrà desistere; tali comportamenti violano le norme igieniche e pertanto sono banditi. Ufficialmente il costo extra previsto dalla norma italiana dovrebbe aiutare a scongiurare lo spreco; in realtà il rischio è che tale iniziativa spinga i consumatori ad acquistare prodotti preconfezionati”. I venditori che non si adegueranno alla vendita dei nuovi sacchetti biologici saranno sanzionati con multe tra i 2.500 e i 100 mila euro.

“Una soluzione in grado di risolvere parzialmente il problema – conclude Busi -, almeno per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli e da forno, potrebbe essere l’introduzione di sacchetti di carta riciclabili al 100% a costo zero per i consumatori (la legge tratta unicamente i sacchetti di plastica monouso che comunque non sarebbero riciclabili al 100%)”.

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