Sci, Dominik Paris trionfa nella libera di Bormio

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Un giorno memorabile per lo sci azzurro, il ritorno alla vittoria di Dominik Paris, un ritorno che chiude un digiuno stagionale dei ragazzi italiani che durava da 13 gare e che cominciava a diventare pesante. Una prova maiuscola quella del colosso di Santa Valpurga, in Val d’Ultimo, che denota una grande crescita di condizione, beneagurante a poco più di un mese dall’Olimpiade Invernale di PyeongChang. Paris aveva già vinto a Bormio il 29 dicembre 2012 parimerito con l’austriaco Hannes Reichelt, ma questa volta il sapore è ancora più intenso.

Potenza, classe, coraggio. Ci sono tutte le componenti nella prova dell’azzurro. Un tuffo il suo sui 3250 metri ed i 1010 di dislivello della pista Stelvio che ha lasciato senza fiato. Aggressivo dalla partenza al Praimont, strepitoso sui curvoni di Fontana Lunga e di Pian dell’Orso, linea alta nel passaggio alla Carcentina, Paris si è scomposto solo sul lunghissimo salto di San Pietro, ma è rimasto in piedi con un gesto acrobatico che gli ha evitato di cadere e di perdere velocità prima dei curvoni finali sempre determinanti. E dalla Konta in giù l’azzurro ha costruito il suo trionfo, credendoci sino all’ultimo metro.

Non ha vinto per gli errori degli altri. Anche i norvegesi Aksel Svindal e Kjetil Jansrud hanno sciato alla grande e lo hanno braccato, 4/100 di secondo per il primo sul traguardo, 17/100 per il secondo; nulla su una pista lunga e complessa come la Stelvio. Ma se la gara è stata possibile lo si deve al miracolo delle 200 persone (30 dipendenti della Società impianti di Bormio e altrettanti volontari) che per tutta la notte hanno lavorato sulla pista per rimuovere le migliaia di metri cubi che la nevicata di ieri e della prima parte della notte aveva depositato sulla pista. Un lavoro oscuro ma fondamentale che ha permesso la disputa di una discesa sempre fra le più spettacolari ed emozionanti dell’intero circuito mondiale.

La vittoria di Paris è un tonico per il morale di tutta la squadra azzurra di velocità, anche se Fill e Innerhofer non sono stati all’altezza delle attese.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati

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