Il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta di fallimento della Pedemontana. Il presidente di Autostrada Pedemontana Lombarda Federico Maurizio D’Andrea ha espresso la sua soddifazione subito dopo la decisione dei giudici: “L’odierna decisione del Tribunale ci permette finalmente di uscire da una situazione di difficoltà in cui Pedemontana si trovava dal momento dell’istanza di fallimento presentata dalla Procura di Milano, ora tutta l’attenzione sarà rivolta al completamento dell’opera, dichiarata da tempo strategica per il miglior funzionamento infrastrutturale della Regione Lombardia, polo trainante dell’economia nazionale”. La richiesta di fallimento era stata presentata dalla Procura di Milano. L’Autostrada Pedemontana è un’infrastruttura viaria, 67 km di autostrada che costituiscono l’asse principale da Cassano Magnago a Osio Sotto, 20 km di tangenziali (articolati nei sistemi tangenziali di Varese e Como, lunghi rispettivamente 11 e 9 km ) e 70 km di opere stradali connesse. L’opera ha l’obiettivo di velocizzare gli spostamenti nell’area nord di Milano, realizzando una via esterna alla provincia di Milano per collegare la provincia di Varese con quella di Bergamo oltre che l’aeroporto di Malpensa con quello di Orio al Serio. Una prima tratta di raccordo tra Cassano Magnago (A8) e Lomazzo (A9) è stata aperta al traffico dal 26 gennaio 2015 mentre una seconda tratta tra Lomazzo e Lentate sul Seveso è stata aperta il 5 novembre 2015. Per il tratto da Lentate all’autostrada non sono ancora iniziati i lavori. “E’ un’ottima notizia” ha commentato in una nota il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, che è sempre stato favorevole al completamento dell’opera. Dall’opposizione interviene anche il Movimento Cinquestelle della Lombardia: “Per quanto andrà avanti ancora questa telenovela? I problemi di Pedemontana restano tutti sul tavolo – afferma il consigliere regionale Gianmarco Corbetta -: mancano i due miliardi e mezzo di finanziamento delle banche, sono falliti i tentativi di aumento del capitale sociale per 500 milioni di euro, la modifica del piano economico finanziario è ferma da un anno a Roma, il contenzioso da 3,2 miliardi euro con Strabag non risulta essere stato risolto, i progetti esecutivi delle tratte mancanti sono stati bocciati, i costi per la bonifica dei terreni inquinati dalla diossina di Seveso sono scoperti e le garanzie richieste dalla banche per il rischio legato agli scarsi flussi di traffico sono passate da quattrocentocinquanta milioni ad un miliardo e duecento. Nonostante l’accanimento terapeutico di Maroni, che ha sborsato altri 200 milioni di garanzie, il quadro rimane decisamente a tinte fosche”, così Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del M5S Lombardia sul respingimento della richiesta di fallimento di Pedemontana.