C’era una volta il femminismo.
Il femminismo, nella sua accezione migliore, è fatto di diritti. Perché di doveri, storicamente, la donna ne ha sempre avuti fin troppi. Ho una madre, una moglie e una figlia. Quindi non potrei mai immaginare un mondo nel quale le donne hanno diversi diritti ma più doveri degli uomini. E penso che tutte le donne debbano combattere perché questo stato di cose (giacché le donne effettivamente hanno meno diritti e più doveri) finalmente cambi. Detto questo, il problema è come si combatte. E qui arriva la stupidità crassa. Il femminismo d’oggi è quello che contesta – ad esempio – un convegno perché non ci sono donne invitate anche se palesemente tutti i presidenti di quelle determinate società sono uomini. Mi è successo personalmente. Per la serie: il problema non è che ci sono solo uomini nominati alla guida di società pubbliche in Lombardia. Il problema è chi li invita a un convegno. Secondo: questa stucchevole cazzata di #metoo, ovvero il racconto via Facebook di tutte le molestie ricevute. Dove ci sono denunce tremende, che andrebbero fatte a un commissariato, e gli uomini responsabili di violenza messi in piazza alla gogna, e dove c’è gente che si lamenta perché un uomo ha provato a baciarle, loro si sono rifiutate e quello si è ritirato. Un due di picche, insomma, non una molestia. E adesso c’è la bufera su una pubblicità un po’ cretina della Pandora in metropolitana. Recita: “Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale pandora. Secondo te cosa la farebbe felice?”. Ecco, questa pubblicità è cretina, ma non è sessista. Di fatto dice: guarda, caro uomo, ci sono regali che potrebbero essere adatti agli anni ’50, quando la donna era ritenuta inferiore. Oggi invece la donna non è più così, e bisogna gratificarla con un gioiello. Però il femminismo di casa nostra subito ci si tuffa a piombo, neppure capace di leggere e scrivere. Intanto i politici fanno le liste elettorali. E su quello tutti zitti. Meglio occuparsi di una pubblicità. Decisamente più semplice no?