Persa 1 oliva su 2 dalle Alpi al Po. E’ quanto emerge da una rilevazione di Coldiretti Lombardia sulla campagna di raccolta 2017 che è ormai alle battute finali. Fra la primavera e l’estate – spiega la Coldiretti Lombardia – gli uliveti della regione hanno perso quasi il 50% del raccolto a causa delle anomalie climatiche di quest’anno: prima con le gelate improvvise e poi con le ondate di calore che, a maggio, hanno fatto seccare i pistilli con i piccoli frutti ancora in formazione. A fronte di questa “strage” però, la resa in olio è aumentata salendo dal 12% al 16% per ogni chilo di olive spremute, con punte anche del 19%. La produzione di olio – spiega la Coldiretti regionale – dovrebbe quindi superare i 430mila litri, con una diminuzione del 35% rispetto allo scorso anno. La qualità è fra le più alte mai registrate nelle ultime campagne produttive – sottolinea la Coldiretti Lombardia – infatti le analisi indicano un livello di acidità fra lo 0,1% e lo 0,2% per l’extra vergine contro un massimo consentito dello 0,8%, inoltre i test organolettici descrivono un prodotto che ha un ottimo equilibrio fra l’amaro e il piccante, pur restando delicato come è caratteristica degli oli lombardi. A livello regionale la filiera produttiva coinvolge quasi duemila ettari a uliveto, 1.900 aziende e 6mila addetti fra stagionali, fissi, titolari e collaboratori, con una trentina di frantoi distribuiti fra le province di Brescia, Bergamo, Como, Lecco, Varese, Sondrio e Mantova. Le DOP sono 2 (Laghi Lombardi e Garda), mentre ci sono 7 varietà autoctone. Il nostro Paese – continua la Coldiretti – ha il primato europeo della qualità negli oli extravergini di oliva a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/Igp), con il raccolto 2017 che sarà destinato a ben 46 marchi riconosciuti dall’Unione Europea.
A livello internazionale – secondo le stime del Consiglio oleicolo internazionale (COI) – il primo produttore mondiale resta la Spagna con 1,15 miliardi di chili (-10% rispetto alla stagione precedente) mentre al terzo posto la Grecia, con 300 milioni di chili. A livello mondiale la produzione di olio d’oliva sarà di circa 2,854 miliardi di chili nella campagna olearia 2017/18, con un incremento del 12% rispetto alla campagna precedente 2016/2017. Una situazione legata all’andamento produttivo di alcuni Paesi come la Tunisia dove si prevede una produzione di 220 milioni di chili di olio di oliva più che raddoppiata rispetto allo scorso anno (+120%), ma anche dalla Turchia, con una previsione di 180 milioni di chili (+2%), Marocco, con 120 milioni di chili (+9%), Algeria, con 80 milioni di chili (+27%), Argentina, con 37,5 milioni di chili (+74%) e Giordania ed Egitto, entrambe con 25 milioni di chili, che in entrambi i casi con un aumento del 25% rispetto alla campagna olearia 2016/2017.
In queste condizioni – sostiene la Coldiretti – c’è il rischio evidente che olio straniero venga “spacciato” come italiano. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – spiega la Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – fa notare la Coldiretti – è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. La situazione è ancora più preoccupante al ristorante dove in quasi 1 caso su 4 (22%) secondo l’indagine Coldiretti/Censis ci sono oliere fuorilegge che non rispettano l’obbligo del tappo anti rabbocco entrato in vigore 3 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n.83 della Gazzetta Ufficiale 261, che prevede anche sanzioni che vanno da mille a 8mila euro e la confisca del prodotto.
Il consiglio della Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica, dove è possibile assaggiare l’olio EVO (extra vergine di oliva) prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. Un olio extravergine di oliva (EVO) di qualità – conclude la Coldiretti – deve essere profumato all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli EVO di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute.