Nel terzo trimestre 2017 si registra una variazione nulla del numero di imprese attive in Lombardia, confermando il rallentamento della “natimortalità” imprenditoriale evidenziato nel primo semestre dopo la lieve crescita del biennio precedente. La stabilità complessiva nasconde però trasformazioni importanti: il peso crescente di Milano (+0,9%) e Monza (+0,4%), i cui incrementi compensano le variazioni negative delle altre province; la progressiva sostituzione delle società di persone (-2,5%) con società di capitali (+2,5%); la terziarizzazione dell’economia (+1,1% per alloggio e ristorazione e +1,2% per gli altri servizi) a scapito delle attività agricole (-1,4%) e industriali (-1%); la riduzione delle imprese artigiane (-0,7%). Prosegue inoltre il trend decrescente evidenziato negli ultimi anni da fallimenti (-12,5%) e concordati (-12,9%), mentre gli scioglimenti e le liquidazioni tornano a calare (-7,2%) dopo il temporaneo aumento registrato nel 2016 e a fine 2017. Sono 10.168 le imprese che si sono iscritte ai registri delle Camere di Commercio lombarde nel terzo trimestre 2017, un numero in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-3,7%), mentre le cessazioni, pari a 9.046, sono rimaste stabili (+0,1%). Il saldo risulta quindi in contrazione rispetto ai livelli di un anno fa (+1.122 vs +1.520), ma si mantiene comunque positivo, come accade normalmente nel terzo trimestre. Al di là del singolo dato trimestrale, influenzato anche da una ripresa delle cessazioni di ufficio, i tassi di natalità e mortalità imprenditoriali evidenziano un trend negativo. Lo stock delle imprese registrate in Lombardia sale a 960.672 posizioni, delle quali 817.900 risultano attive: si tratta di un numero in linea rispetto a quello del terzo trimestre 2016, certificando la stabilizzazione della demografia imprenditoriale regionale dopo la fase lievemente espansiva del biennio 2015-2016. La stabilità registrata a livello complessivo non deve però far sottovalutare i cambiamenti profondi che stanno avvenendo all’interno del tessuto imprenditoriale lombardo: prosegue in particolare la crescita delle società di capitali (+2,5%) e la parallela diminuzione delle società di persone (-2,5%). Tra le prime, il successo delle srl semplificate (+42,9%) evidenzia come alla base dell’incremento delle società di capitali non ci siano solo le esigenze delle imprese di una governance più strutturata e di maggiori garanzie, ma anche la maggiore accessibilità di tali forme giuridiche. La metà delle imprese lombarde attive rimane comunque rappresentata dalla natura giuridica più semplice, quella della ditta individuale, anche se tale percentuale è decisamente inferiore rispetto al livello nazionale (50,4% vs 60,2%). Anche dal punto di vista settoriale proseguono le tendenze strutturali di lungo corso: diminuiscono le imprese nell’agricoltura (-1,4%) e nell’industria (-1%) e aumentano nei servizi, con l’esclusione del commercio (-0,2%) che conferma la battuta d’arresto dello scorso trimestre. Oltre all’alloggio e ristorazione (+1,1%) a guidare la crescita del terziario sono gli altri servizi (+1,2%), che raccolgono più di un terzo delle imprese lombarde. Prosegue il calo nell’edilizia (-1,1%), che registra variazioni negative dal 2011 a causa della crisi che ha colpito il comparto e la cui situazione, nonostante l’attenuarsi delle perdite, sembra ancora lontana dalla stabilizzazione. I dati di natimortalità imprenditoriale del terzo trimestre 2017 confermano una situazione regionale “a due velocità” in corso ormai dal 2014, con Milano (+0,9%) e, in misura minore, Monza e Brianza (+0,4%) in crescita e gli altri territori che mostrano invece variazioni negative del numero di imprese attive, sebbene di entità assai diversa. In particolare Sondrio (-0,2%), Brescia (-0,3%), Bergamo (-0,3%), Varese (-0,3%) e Como (-0,4%) limitano le perdite entro il mezzo punto percentuale, mentre contrazioni più rilevanti si registrano a Pavia (-1,6%), Lecco (-1,4%), Mantova (-1,3%), Lodi (-1%) e Cremona (-0,8%). Continua a diminuire il numero di imprese artigiane attive (-0,7% la variazione su base annua), sebbene il processo di contrazione abbia evidenziato un rallentamento negli ultimi trimestri. Calano sia le iscrizioni al ruolo artigiano (-3,4%), che toccano così un nuovo minimo storico, sia le cessazioni (-3,1%), che possono essere dovute alla chiusura dell’impresa o alla perdita del carattere artigiano: il saldo risulta leggermente negativo, ma in linea con quello dello scorso anno. Le posizioni attive sono 247.489, con una perdita complessiva rispetto ai livelli del 2008 di circa 24mila unità (-8,8%). Fallimenti e concordati proseguono il trend discendente che ha caratterizzato gli ultimi anni: i primi, dopo i massimi raggiunti nel 2014, nel corso di tre anni si sono ridotti riportandosi sostanzialmente ai livelli del 2012 e nel terzo trimestre 2017 contano 518 nuove procedure aperte, con un calo del 12,9% su base annua; per i concordati la riduzione su base annua è analoga (-12,5%), ma rispetto ai massimi del 2013 la diminuzione è molto più accentuata. Risultano in calo anche gli scioglimenti e le liquidazioni, in massima parte volontari, con una variazione su base annua del -7,2%, archiviando quindi la fase di crescita evidenziata nel 2016 e nei primi mesi del 2017.