C’era una volta un Paese, il nostro Paese. E c’era una volta la Lombardia, la nostra Lombardia. La Regione dove le infrastrutture si realizzavano, magari con efficienza e pure poco impatto sui conti pubblici. Del resto il milanese, e il lombardo, sono fatti così. Non interessa niente che c’è un cantiere, se il cantiere è popolato di gente che lavora e alla fine è un passo avanti verso il progresso. Invece, Affaritaliani.it Milano ha anticipato – e un po’ ne siamo orgogliosi – la richiesta della Procura di Milano di far fallire la società Autostrada Pedemontana Lombarda. Pazzesco. Il motivo? Non ovviamente che la Pedemontana è una autostrada inutile, per il semplice motivo che non lo è, e che chi lo afferma appartiene a quel gruppo di persone che non avrebbe neppure costruito le tangenziali perché rovinano i campi e che ha detto di no alla tangenziale ovest esterna (che invece andrebbe proprio fatta). No, il motivo della Procura è che il piano di rilancio della società, funestata dall’equazione inversa pochi amministratori buoni, come Massimo Sarmi, e molti amministratori imposti dalla politica, come Paolo Besozzi, attualmente dg di Serravalle, semplicemente non sta in piedi. Troppi debiti, pochi introiti certi, e un pacco di soldi spesi per pochi cantieri e molte prebende. In tutto questo, latita un po’ la Politica con la P maiuscola. Non è una buona notizia, per Maroni, alle prese con una campagna elettorale che sta per cominciare. Che ci metta subito mano, magari a partire dal management. Perché si sa, le idee si reggono sulle gambe degli uomini. E anche le autostrade, delle volte.