Presidio in S.Babila contro i licenziamenti di H&M

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La manifestazione dei lavoratori stamani davanti allo store destinato alla chiusura (Foto Omnimilano)

Un centinaio di dipendenti di H&M, che ha annunciato la chiusura di quattro negozi in Italia, quelli di San Babila e di Porta Venezia a Milano e due a Cremona e Mestre, hanno manifestato davanti allo storico punto vendita di San Babila, il primo aperto 14 anni fa nel nostro Paese dalla multinazionale della moda low cost. Sono 89 gli esuberi in tutta Italia, di cui 51 solo a Milano.  Tra bandiere, fischietti e slogan (“Vergogna”) protestano per chiedere “un tavolo serio di confronto che possa prevedere ricollocazioni accettabili e che preveda la possibilità di estendere la discussione per le ricollocazioni su tutta Milano, compresi gli store non coinvolti dagli esuberi, per capire se anche nei negozi non in chiusura ci sono persone che si vogliono candidare alla ricollocazione”. Infine, anche se i lavoratori puntano alla ricollocazione, al tavolo convocato con l’azienda per il prossimo 23 giugno si discuterà anche di “eventuali condizioni di uscita dignitose”. A spiegarlo è Gabriella Dearca della Uil Tucs.  A essere licenziati entro dicembre saranno in maggior parte lavoratori tra i 35 e i 40 anni che hanno contratti a tempo indeterminato. Questo è uno dei punti per il quale i dipendenti protestano, perché ritengono che la strategia dell’azienda sia quella di licenziare lavoratori con contratti più solidi per aumentare il numero di lavoratori a chiamata o con contratti a tempo determinato. Una convinzione corroborata dal fatto che, prima di chiudere i punti vendita di Porta Venezia e San Babila, l’azienda ne ha aperti due nelle immediate vicinanze (lo store a tre piani di fronte a quello di porta Venezia e quello in Duomo aperto da un paio di anni) senza cercare di riassorbire i lavoratori dei punti vendita in chiusura.

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